LEVANTENEWS.IT 01-01-2022

Sezione: WEB
Chiavari: Franco Casoni ricorda il Carnevale al Cantero - LevanteNews

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Chiavari ha avuto il Teatro e Cinema Cantero per quasi novant’anni, dal 1931, anno dell’apertura, fino al 2017, quando la famiglia cui deve il nome dismise l’attività. In questo lungo arco di tempo vi furono ospitati spettacoli di opera lirica e di prosa, rappresentazioni cinematografiche e concerti, che non solo costituivano un forma di intrattenimento e di cultura ma portarono nella città artisti di fama internazionale. Fu inaugurato il 15 gennaio 1931 con la proiezione del film muto “Il bacio” ed esattamente un mese dopo ebbe luogo il primo Grande Veglione Mascherato, con cui nacque la tradizione del Carnevale a teatro. Le feste in maschera, che prima avvenivano per le strade e nei cafe letterari, nel nuovo edificio si trovarono subito “a casa”: qui vissero la loro epoca d’oro, dal dopoguerra fino ai primi anni Settanta, quando la tradizione, ormai quarantennale, s’interruppe per motivi legati alle contestazioni sociali, soprattutto studentesche, rivolte ai quelli che venivano definiti “templi della borghesia”.
Protagonista e testimone prezioso di questa importante tradizione è senza dubbio Franco Casoni, storico artigiano di Rupinaro, la cui bottega è sempre stata punto di riferimento per artisti, associazioni, gruppi culturali o chiunque voglia conoscere racconti e aneddotti della vecchia Chiavari.
“I veglioni erano quattro: uno la prima domenica di Carnevale, quello di Martedì Grasso, il veglione della stampa (o “Veglionetto”) – il più elegante – e poi l’ultimo, il veglione della Pentolaccia, che si teneva la prima domenica di Quaresima perchè nel Tigullio si osserva il rito ambrosiano che prevede un Carnevale più lungo di una settimana – racconta -. Il primo contatto col Veglione lo ebbi nel 1968, a ventiquattro anni, e partecipai a tutte le successive edizioni fino a quando, nel 1972, i proprietari lo sospesero per timore delle contestazioni. In seguito, verso la fine degli anni Ottanta, insieme alla grande amica Anna Gori chiedemmo più volte che fosse rifatto, attraverso una supplica inviata come Comitato del Carnevale. Ma fu tutto inutile, il Veglione del Cantero scomparve e di fatto non venne mai più ripreso, nemmeno nel 2011, quando fu organizzata dal Lions Club una serata che avrebbe dovuto ispirarsi all’antica tradizione ma che in realtà non aveva quello spirito, di iniziativa spontanea e gioiosa di popolo”.
Con la chiusura del Cantero è venuto a mancare non solo un teatro ma il luogo di quel momento magico e unico che per tanto tempo è stato il Carnevale a Chiavari.
“Per una notte si invertivano i ruoli, ci si toglieva i panni della vita di tutti i giorni e si indossavano quelli di chi si sarebbe voluto essere, togliendosi lo sfizio di dire quello che si pensava e di fare ciò che era vietato dai costumi sociali – prosegue Casoni – Lo spirito era quello della trasgressione, del libero sfogo: il povero poteva insultare il ricco e il ricco faceva finta di essere povero, l’operaio aveva il piacere di un incontro con la bellissima donna borghese che desiderava tutto l’anno, così i ceti sociali si mescolavano col pretesto del divertimento”.
Tante le figure che popolavano quei balli in maschera della Chiavari di oltre sessant’anni fa: “Mi ricordo Rocco Levaggi, che si spostava da piazza Delle Carrozze al Cantero in landau,  Luigi Costa Zenoglio, che sfrecciava a bordo della sua Isotta Fraschini, il dottor Benedetto Bancalari della famiglia dei fondatori degli Artigianelli. E Paolo Castagnino “Saetta”, comandante partigiano, gli antichi proprietari della farmacia Bellagamba, il tabaccaio Repetto, i gioellieri Rocca, il dottor Gian Francesco Grasso, l’avvocato Felugo (nonno di Maurizio Felugo, pluricampione e presidente della Pro Recco, ndr), redattore, insieme a Juancito Coppola, del “Chiavareide”, rivista che usciva ogni Carnevale”.
Terminata la stagione dei veglioni, Franco Casoni continuò a organizzare i carri di Carnevale per le vie della città, con gli amici del Comitato (Anna Gori e Marco Branchetti), e poi grazie a nuove generazioni di chiavaresi, tra cui i membri dell’associazione culturale “Il Gruppo” di Rupinaro, fino ai cinquantenni di oggi, ancora appassionati delle tradizioni di Chiavari e del Tigullio. Come molte altre cose, da due anni anche il Carnevale non si festeggia più, nè a teatro nè in strada.
 
Foto 2: Franco Casoni con Caterina Cantero (2004)
 
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