TFNWEB.IT 04-01-2022

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“La terra metafisica” da sabato 8 gennaio a Palazzo Moncada la personale di fotografia di Attilio Scimone - TFN

“La terra metafisica” da sabato 8 gennaio a Palazzo Moncada la personale di fotografia di Attilio Scimone
“La terra metafisica” da sabato 8 gennaio a Palazzo Moncada la personale di fotografia di Attilio Scimone
Redazione
Sabato 8 gennaio alle ore 18 nello spazio espositivo di palazzo Moncada, sede della Galleria Civica di Caltanissetta, si inaugura “La terra metafisica”, personale del fotografo Attilio Scimone a cura di Andrea Guastella.
La mostra è una ricreazione sub specie fotografica del paesaggio siciliano, umano e naturale, sintesi di tutta una carriera trascorsa dietro l’obiettivo a tentare di immortalare l’istante. Il fotografo originario di Riesi a partire dagli anni ‘80 si è dedicato alla fotografia di paesaggio, architettura ed archeologia industriale. Prima grazie a un lavoro commissionatogli dalla Provincia Regionale di Caltanissetta, poi con altre ricerche, come la campagna fotografica sulle miniere di zolfo della Sicilia realizzata sempre con apparecchi fotografici di grande formato ed in bianco e nero. La documentazione prodotta fu di notevole importanza perché Scimone immortalò tutte quelle strutture che hanno rappresentato per tanti decenni l’economia del Centro Sicilia e le tecnologie internazionali applicate alle strutture e ai macchinari per l’estrazione, la lavorazione ed il trasporto dello zolfo: «Ho iniziato a fotografare utilizzando pellicole in bianco e nero – ha detto Attilio Scimone – ed ho vissuto con il mio paesaggio un rapporto esclusivo e personale. Per tantissimo tempo ho avuto molta considerazione delle immagini di Ansel Adams. Le ho studiate fino in fondo ed ho cercato di carpirne i segreti nell’assoluta perfezione della riproducibilità del paesaggio in sensazionali e misurate tonalità. Dal 2002 il mio lavoro paesaggistico ha subito una radicale svolta, non sono stato più attratto dalla perfezione accademica delle fotografie di paesaggio ma ho cercato in esso interpretazioni più profonde, scompaginando regole e convinzioni che avevo coltivato per decenni.
Dal quel momento ho attraversato la Sicilia con un desiderio indescrivibile di pura ricerca fotografica.
La scelta più espressiva e pregna di significati è stata l’utilizzo dell’apparecchio fotografico di grande formato che impiego non per realizzare opere nella loro perfezione formale e tecnica ma per la possibilità di operare interventi preventivi sulla pellicola/tavolozza.
Nelle mie immagini cerco di vedere la vita, la storia, la terra, l’amore e di rendere materia il mio pensiero.
Jean-Claude Lemagny sulle mie opere fotografiche ha scritto che ‘ciò che c’è di più fotografico nella fotografia è anche quello che c’è in essa di più artistico; è questo che non bisogna tradire».
 
La mostra “La terra metafisica”, visitabile dal martedì al sabato fino al 23 gennaio, è organizzata con il contributo del Comune di Caltanissetta e con il patrocinio del Lions Club di Caltanissetta.  All’inaugurazione di sabato 8 gennaio interverranno il Sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino, l’Assessore alla Cultura Marcella Natale, il Presidente del Lions Club di Caltanissetta Calogero Pernaci,  il curatore della mostra Andrea Guastella e il critico Dario Orphée La Mendola. Durante il vernissage verrà presentato il catalogo della mostra, Aurea Phoenix Edizioni, con testi di Alberto Giovanni Biuso, Andrea Guastella e Dario Orphée La Mendola. I proventi della vendita del catalogo saranno interamente devoluti in beneficenza.
«Per Attilio Scimone la città, il paesaggio, sono luoghi reali ed insieme metafisici – dice l’Assessore alla cultura Marcella Natale – che ferma e ritrae nei suoi scatti con gli occhi pieni d’amore e di malinconia. Ogni fotografia di Attilio Scimone è unica ed irripetibile, e nasce dall’incontro armonioso di Storia e Natura. Il paesaggio è ritratto come spazio infinito contiguo alla città, in immagini che si alternano come in un sogno, dal quale la città riceve un senso e un significato che la oltrepassa, che la colloca al centro di un orizzonte più vasto, potenzialmente illimitato. Attilio Scimone restituisce la Bellezza alla Città di Caltanissetta e ai suoi luoghi, e se ne riappropria in una visione totalizzante che rende ogni scatto un’opera d’arte. Il suo mondo è nello stesso tempo città e paesaggio, un mondo nel quale c’è un dialogo ininterrotto tra spazio urbano ed extra-urbano, per dirla con le parole di Rosario Assunto ‘la città nel paesaggio (la città che è nel paesaggio, in quanto spazio extracittadino, ma non si oppone ad esso, non lo nega) attesta, allora, e quasi sancisce, l’infinito del paesaggio: il quale a sua volta è l’infinito della città, nella quale esso non finisce’».
 
«In pochi sanno che il sostantivo paesaggio non possiede un’origine certa – scrive il critico Dario Orphée La Mendola – . L’uomo fa esperienza di esso fin da quanto ha iniziato ad avere consapevolezza di sé. Alcune teorie scientifiche, addirittura, sostengono che l’uomo scelga l’ambiente in cui vivere sulla base di un’innata preferenza estetica (cfr. Gordon Orians), o più semplicemente provi piacere a osservare un paesaggio perché il mistero (creativo) della natura è dentro di noi. Ciò testimonia, oltretutto, che l’uomo ha sempre costruito la sua interiorità confrontandosi con l’ambiente. Da quando la comunicazione con l’ambiente è stata interrotta, però, le soggettività hanno perduto la possibilità di interpretare sentimentalmente l’esistenza. Questa perdita ha causato gravissimi problemi a livello psichico, al punto che l’uomo contemporaneo non riesce più a comprendere che direzione progettuale offrire al mondo. Ristabilire una corretta progettazione deve passare necessariamente dall’arte, essendo questa attività l’unica in grado di sollecitare i sentimenti. L’apporto che l’arte dona, nel ristabilire una comunicazione tra l’uomo e l’ambiente, è fondamentale. L’arte è, in questo senso, un piano di interpretazione eccezionale, un’elevazione al quadrato, una focalizzazione commossa rispetto a ciò che ci circonda».
Dal testo in catalogo di Andrea Guastella: “Caltanissetta io l’ho sempre vista sui cartelli stradali, andando da Ragusa a Palermo. A volte l’ho sfiorata, per una delle tante deviazioni che la manutenzione viaria rende necessarie. Sarà stato per il suo nome da castello arabo, ma l’ho sempre pensata come un mitico avamposto: il confine di cui tutti parlano ma che non si raggiunge mai. Un confine tra reale e immaginario, tra la Sicilia del mare, luminosa e vitale, e un deserto di zolfo che sprofonda all’interno in anfratti e insenature. I declivi rocciosi poco prima dell’imbocco della Caltanissetta Gela nella Palermo Catania, mi hanno sempre parlato di epoche geologiche remote. E lungo e accidentato è, oggi come in passato, il viaggio da e verso questi luoghi.
Un viaggio dello sguardo, costretto gradualmente ad adattarsi a una diversa luce. Se lungo il mare le tinte sono nette e brillanti, qui contano mezzi toni e sfumature. È come se, da un cortile all’aria aperta, si accedesse in un interno. Il quale però non ha niente di chiuso, di ristretto: è sconfinato.
La metafisica, l’idea stessa che il vero si celi dietro sensibili apparenze, frequentando posti simili è del tutto naturale. Perciò non mi sorprendono, nella fotografia di Attilio Scimone, che ad essi ha dedicato uno studio lungo quasi cinquant’anni, le prospettive multicentriche, con punti di fuga non sovrapponibili, incongruenti, che inducono l’occhio a cercare costantemente un ordine nella disposizione delle immagini; la scarsezza di figure umane che, quando ci sono, si mostrano dure, astratte come statue, o disincarnate come spiriti evocati in un racconto attorno a un fuoco; la pressoché assoluta noncuranza per le ombre, il cui posto è preso da graffi, macchie, sovrapposizioni, che bruciano gli argenti degli sfondi; l’insistenza di scene che, anche quando riguardano le città della Sicilia, si svolgono in un altrove imprecisato.
Nessuno degli ingredienti della pittura metafisica manca all’appello. E in effetti con la pittura l’arte di Attilio, almeno quella selezionata per questa esposizione, ha tantissimo in comune. Non, s’intende, per quanto concerne la scelta dei soggetti: lontanissimi dal pittoricismo di maniera – una sorta di neo romanticismo piagnone – di tanta fotografia siciliana, alla lunga insopportabile.
Ad apparentare queste foto alla pittura, o meglio ancora all’incisione, è l’origine, la genesi in vitro, per cui non conta l’attimo, il momento decisivo, ma il lento fermentare delle immagini, il loro modificarsi in sede di sviluppo sino a rivelare parentele insospettabili tra un palo della luce colto di sghembo e dei cristalli di ghiaccio – ammesso e non concesso che le linee filiformi che si stagliano come su un parabrezza bagnato in una delle prime foto, coincidano davvero con oggetti reali.
La nostra mente per comodità le associa a ciò che già conosce, ma in un contesto simile non può fare a meno di chiedersi se esse non rimandino anche a qualcosa di nuovo, di diverso”.
 
Attilio Scimone nasce nel 1951 a Riesi (Caltanissetta). Inizia a fotografare nei primi anni del 1970 durante gli studi universitari presso la Facoltà di Architettura di Palermo. In quegli anni segue con molto interesse un corso del filosofo Rosario Assunto sull’Estetica del paesaggio proprio nel momento in cui stava sviluppando specifici temi sull’architettura e sul rapporto tra città e paesaggio. Il percorso universitario è stato fondamentale per la sua preparazione specifica nel linguaggio estetico che negli anni a seguire riguarderà le tematiche e le complessità del territorio siciliano in tutte le sue contraddizioni.
Fin da subito stampa personalmente le fotografie in bianco e nero esplorando, oltre i molteplici aspetti tecnici ed estetici della ripresa, le possibilità creative della chimica fotografica. Lavora su diversi progetti utilizzando come elemento espressivo la fotografia e la stampa in bianco e nero.
Negli anni ‘80 si dedica alla fotografia di paesaggio, architettura ed archeologia industriale. Gli viene commissionato dalla Provincia Regionale di Caltanissetta uno studio dal titolo Caltanissetta ed il suo territorio. La vasta documentazione fotografica prodotta è realizzata utilizzando apparecchi fotografici di grande formato. Il lavoro fotografico è uno studio sul paesaggio e sull’identità del territorio del Centro Sicilia. Viene realizzata una mostra con le immagini più significative e l’intero lavoro viene pubblicato a cura dell’Ente Promotore in diversi volumi.
In quegli anni, oltre a collaborare con alcuni istituti scolastici nell’insegnamento del linguaggio fotografico, produce altre ricerche come una campagna fotografica sulle miniere di zolfo della Sicilia, realizzata sempre con apparecchi fotografici di grande formato ed in bianco e nero. La documentazione prodotta assume una importanza notevole in quanto vengono fotografate tutte quelle strutture che hanno rappresentato per tanti decenni l’economia del Centro Sicilia e le tecnologie internazionali applicate alle strutture e ai macchinari per l’estrazione, la lavorazione ed il trasporto dello zolfo.
Negli anni successivi e sino al 2000, oltre a dedicarsi all’insegnamento della fotografia presso specifici istituti di formazione professionale, si dedica alla sperimentazione fotografica, cercando di sfruttare al massimo le risorse estetiche che possono fornire dei prodotti chimici per lo sviluppo e la stampa della fotografia. Oltre alle sperimentazioni che riguardano il transfer su foto delle Polaroid, per le sue immagini utilizza tecniche di viraggio e variazione dei toni come solfurazione, pirocatechina, viraggi all’oro, al ferro, al selenio, platinum.
La ricerca su cui si è impegnato più a lungo è il grignotage; la questione tecnica si risolve in un concetto molto semplice: ottenere il rigonfiamento della gelatina nelle parti non esposte dell’immagine in modo da poterla asportare o “muoverla” sino ad arrivare al supporto cartaceo. Con questa modalità viene realizzata una serie con stampe di vari formati, sino alle dimensioni di 80×120 cm. Tutta la ricerca fotografica riguardante queste tecniche viene esposta soltanto dal 2002 in poi.
Da qui in avanti il suo percorso sarà totalmente dedicato al segno della materia e della luce.
Nascono così: La Terra metafisica, Esatto e d’argento, Explora, Materia e Luce, Silenzi, Still, Multiverso, Naufrago, Suoni, Studio, Women in nondescript landscape, Paesaggi Intimi, Portraits, Variazioni, Grignotage, Forma, Polaroid transfer, Liquid light, Deterioration series, Brands.
Molti critici e saggisti hanno scritto sui suoi lavori: Giuseppe Alletto, Ignazio Apolloni, Alberto Giovanni Biuso, Gino Cannici, Francesco Carbone, Giovanna Cavarretta, Giuseppe Cicozzetti, Michele Curcurutu, Massimo Ganci, Andrea Guastella, Diego Gulizia, Dario Orhpée La Mendola, Jean Claude Lemagny, Mario Lentini, Sergio Mangiavillano, Diego Mormorio, Rosalba Panvini, Pippo Pappalardo, Franco Spena, Paola Trevisan, Antonio Vitale.
Una parte molto importante del suo lavoro è la produzione di libri d’artista editati in copia unica o al massimo in edizione di 4 realizzati interamente a mano con stampe originali in bianco e nero, fine art, platinum. Nel 2017 viene chiamato a tenere un workshop di fotografia e tecniche avanzate di stampa in B/N presso l’Accademia delle Belle Arti di Catania.
 
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