L'AMICO DEL POPOLO 13-01-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Diecimila maschere per l'Uganda

CADORE
Diecimila maschere per l'Uganda
La gara di solidarietà con le donazioni mensili
Il progetto «10.000 mascherine al mese per l'Uganda» si è concluso ed è stato un successo. L'iniziativa è andata a sostegno del Lacor Hospital, nel Nord Uganda, Africa, legato al Cadore per la presenza, fra il personale medico, della dottoressa Cristina Reverzani. A luglio 2021 si era svolto a Pieve un incontro con la figlia dei fondatori dell'ospedale ugandese Dominique Corti, un incontro sollecitato da Reverzani. Ne era scaturita l'iniziativa di poter dotare quella struttura di 10mila mascherine al mese per una durata di sei mesi. Per seguire il progetto, oltre alla dottoressa Reverzani, erano state incaricate tre persone: Paola De Martin, Anna Passuello e Iris Poclener, quest'ultima già attiva in alcuni periodo presso quell'ospedale. Si era preferito optare per la raccolta di fondi da inviare per l'acquisto in loco. In questa gara di solidarietà, ci informa Iris Poclener, accanto alla generosità di tanti che hanno attivato anche una vera corresponsione mensile (perfino di 50, 100 euro), si sono distinti la Parrocchia di Lozzo di Cadore con il ricavato di due mercati missionari e il Lions Club Cadore Dolomiti. Ora, a progetto ultimato, si tirano le somme e c'è grande voglia di ringraziare tutti. «Il Cadore ha risposto, come sempre, in modo brillante» commenta Poclener. A causa della pandemia, dopo un breve periodo in Cadore Cristina Reverzani è rientrata in Uganda ma non ha potuto raggiungere l'ospedale di Lacor e si sta specializzando nella capitale. Poclener, che
aveva intenzione di trascorrere, come fa da vari anni, alcune settimane in Uganda presso l'ospedale è rimasta bloccata in Italia. La popolazione ugandese è vaccinata solo in minima parte, si parla di una percentuale che supera di pochissimo il 3% (per taluni un dato sovrastimato). Il paese è in lockdown da 22 mesi. Un periodo così lungo in un paese decisamente in difficoltà storica ha creato vittime "sociali", i bambini in primo luogo. Il blocco delle attività scolastiche, infatti, oltre a privare i bambini e i ragazzi dell'istruzione, ha avuto su una parte importante di loro pessime ricadute. Il Ministero dell'Istruzione per ovviare all'assenza della scuola ha messo a disposizione del materiale didattico e lezioni via radio e televisione, tutto ció è apparso inutile in molte zone del Paese ove manca la corrente elettrica. La scuola svolgeva anche il compito di protezione: risulta che da marzo 2020 a giugno 2021 oltre il 20% delle ragazze dai 10 ai 24 anni sono rimaste incinte. Violenze, matrimoni precoci messi in atto proprio per evitare ai genitore una bocca in più da sfamare. Molti bambini e ragazzini sono stati coinvolti in questi mesi nel lavoro minorile (miniere, vendite di cibo per strada, tagliatori di canna da zucchero e altro). E presumibile che il rientro in classe, previsto per questo mese di gennaio, registrerà una defezione di alunni stimata attorno al 30%. Vari istituti privati non riapriranno addirittura i battenti. Il danno si ripercuoterà sul futuro dell'Uganda.

***

#s#16 #t#1 #c#Belluno#c#