PROVINCIA SONDRIO 21-01-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Lectio magistralis Puccini e la Bohème secondo Passerini
Autore: Colombo Nello

Ledo magistralis Puccini e la Bohème secondo Passerini
Classica. II direttore d'orchestra ospite dei Lions ha raccontato come si prepara un'opera lirica «Si parte con lo studio disperatissimo delle fonti»
I «La direzione d'orchestra va oltre la partitura Deve rendere il vero dramma»
ALBOSAGGIA NELLO COLOMBO
Lions Club "Host" e Lions Club "Masegra" all' Hotel "Campelli" di Albosaggia, degna cornice del rientro in patria del maestro Lorenzo Passerini dai fasti della "Bohème" australiana. Cena griffata presentata dai rispettivi presidenti di club, Ornella Moroni e Annamaria Giammanco, prolusione alla lectio magistralis del direttore orchestrale morbegnese al cui fianco risplendeva la sua dolce consorte Irene, gli occhi negli occhi, teneramente illuminati mentre si sfiorano febbrilmente le dita con una scintillante vera che ha sancito la loro unione.
Con la consorte Finalmente, dopo i cupi giorni della pandemia. La donna giusta al posto giusto nel momento giusto. Proprio come nella musica, come sostiene qualcuno: basta mettere il dito giusto, nel posto giusto, nel momento giusto. Eppure non basta. Manca l'eccipiente più importante: l'emozione. Nella sala della musica dei "Campelli" un'accurata scenografia: un astuccio con varie bacchette di direzione orchestrale, un tavolo zeppo di pubblicazioni sulla "Bohème" e il pianoforte in nero lucido come l'eleganza del frac di Passerini e
del maestro Marco Cadario che danno vita ad un'esaltante visitazione del capolavoro pucciniano. A introdurre l'opera il maestro Ernesto Colombo che apre sulla triade interpretativa della "Bohème": da quella "ignorata", dei poveri artisti squattrinati, sognatori ostinati, ma dalla fede incrollabile, a quella "dei dilettanti", non quelli allo sbaraglio, ma quelli pronti a "dormire nell'albergo della luna" e che corrono dietro alle mille avventure della vita. Poi c'è quella "ufficiale" della stirpe degli eletti le cui ambizioni non saranno mai toccate da alcuna miseria o incertezza. Passerini da abile affabulatore parla delle scene della vita, vera opera di metateatro che vede in scena artisti veri come il poeta Rodolfo, Marcello il pittore e ancora un filosofo e un musicista, con tutto uno stuolo di studentelli e sartine e bottegai, con quell'importuno di un Benoit gabbato in lungo e in largo. E poi c'è lei, la folgorante Mimi, la timida ricamatrice dalla "gelida manina" che entra nella squallida esistenza dei giovani "bohèmien" per chiedere una candela per il suo lume, e sarà lei a infiammare l'universo tutto di Rodolfo. Ma come si prepara un'opera lirica? Passerini non ha dubbi anzitutto dallo studio "matto e disperatissimo" delle fonti, per entrare tra le pieghe della narrazione, del contrappunto sinfonico, della visione centellinata dei vari personaggi. La vita "scapigliata" Puccini ha messo in scena la sua stessa vita di giovane provincialotto sprovveduto e senza mezd' al •h
zi, m attesa i qu cuno c e si facesse carico del suo talento incipiente, ma ancora imberbe. Cadario traccia la linea melodica dell'incipit bohemièn. Passerini vi scorge tutta la ruvida essenza di quegli anni tormentati del compositore lucchese che in barba a qualunque ouverture entra immantinente nella vita "scapigliata" di questi giovincelli di belle speranze coi loro castelli in aria e un focolare spento nel gelido inverno, un "poltrone" che vive nell'ozio scontrandosi con quel "ho un freddo cane!". Lo schiaffo della realtà che si scontra coi sogni bruciando sedie e un drammaper riscaldarsi. E' questo che un direttore d'orchestra deve primieramente inculcare nei suoi interpreti, attori di un dramma scenico tutto da rappresentare. Strategie di direzione che vanno oltre la cura puntigliosa della partitura, nota dopo nota, sfumatura dopo sfumatura della coloritura del canto, oltre alla responsabilità registica delle movenze, della presenza, in ima chimica alchimistica della visione d'insieme. E poi, su tutto, c'è un'emozione profonda da spiegare passeggiando a cuore aperto tra le più belle arie di "Che gelida manina", "Si, mi chiamano Mimi", e ancora "O soave fanciulla" o "Quando men vo", saggiate nel canto dal musico Lorenzo, che fa sì che una "Bohème" pucciniana si faccia infine più "passeriniana".

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II maestro Marco Cadario, Annamaria Giammanco, Lorenzo Passerini, Ornella Moroni e Irene Passerini
Passerini con la moglie Irene, Annamaria Giammanco, Ornella Moroni, Marco Cadario e Angelo Schena
Marco Cadario al pianoforte
Ernesto Colombo
Passerini e la moglie Irene

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