UNIONE MONREGALESE 09-02-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Sci e disabilità: a Prato Nevoso si può!
Autore: Roggero Paolo

Sci e disabilità: a Prato Nevoso si può!
Simona Bonavita, presidente della Snow Academy, ha visto nascere e svilupparsi in prima persona l'insegnamento dello sci al disabile. Ci racconta il percorso della stazione sciistica inclusiva e accessibile davvero a tutti
PAOLO ROGGERO
Un papà che accompagna le due figlie a sciare. Periodicamente le porta sulle piste di Prato Nevoso, le saluta e poi resta a bordo pista a guardarle volteggiare sulla neve. Comprensibilmente, dopo un po' di volte, inizia ad annoiarsi. L'idea di provare a indossare un paio di sci e affiancarle sembra impossibile, visto che è costretto su una sedia a rotelle. Poi, un giorno, vede scendere un ragazzo seduto su un guscio e trasportato da un maestro di sci. Incuriosito, decide di seguirlo, lo vede infilarsi in una Scuola di sci. Bussa alla porta E l'inizio di un percorso che lo porta a diventare un atleta e misurarsi in gare paralimpiche ufficiali. E solo una delle migliaia di storie, tutte diverse e tutte straordinariamente emozionanti e umane, che ha incontrato nel corso della sua avventura professionale la maestra di sci Simona Bonavita, oggi presidente della Scuola sci Snow Academy. E stata un po' la pioniera della didattica e dell'assistenza per lo sci al disabile ed ha visto questo movimento nascere e svilupparsi, fino alle dimensioni odierne. E passata attraverso alle esperienze più disparate in campo, ed ha propiziato la formazione di tanti maestri di sci e snowboard che possono vantare esperienza in questo campo. Sono più di trenta, solo a Prato Nevoso.
Come è cominciata la sua avventura a contatto con la disabilità?
Nei primi anni del 2000. Ero già maestra, cominciavano ad arrivare a Prato Nevoso i primi disabili, prevalentemente intellettivi. Era un gruppo di inglesi, che organizzavano una settimana bianca sulla neve per queste persone. Io allora ero in forza alla Scuola Sci Prato Nevoso, ed è stata la prima esperienza per me in questo senso. Loro non avevano particolari problemi motori, potevano usare le attrezzature in uso ai normodotati. Dopo le Paralimpiadi del 2006, abbiamo cominciato a vedere i primi ausili, gusci, stabilizzatori e abbiamo cominciato a seguire il discorso a 360 gradi. In quel momento, Gianfranco Martin, medaglia olimpica, era quello che già aveva competenze e ho iniziato a frequentare la sua Scuola di sci a Sestriere. All'epoca non c'era niente, si imparava sul campo: io ero una volontaria.
Come ha poi portato sul campo, a Prato Nevoso, la sua esperienza? Abbiamo deciso di mettere in piedi anche nel Monregalese una
struttura analoga, ma servivano fondi, perché un "guscio" costa 3.500-4.000 euro. I primi a credere in quello che all'epoca era solo un progetto sono stati i Lions di Mondovi. Il primo strumento lo avevano comprato loro. Nel 2008 ho cambiato Scuola, gli inglesi hanno continuato a venire, a quel punto però davo una mano dall'esterno. Con i finanziamenti del governo inglese hanno acquistato un attrezzo anche loro, che poi ci hanno messo a disposizione, e noi abbiamo fatto la stessa cosa. Anche loro hanno iniziato a far venire i disabili fisici. Le attrezzature sono sempre state a disposizione di tutti: poi si sono aggiunte quelle acquistate da "Discesa Liberi" grazie a finanziamenti pubblici e privati.
Come è nata, a livello regionale, una didattica legata alla disabilità? Nel 2011 in Regione hanno organizzato il primo corso di formazione in questo senso: hanno selezionato chi aveva già avuto delle esperienze sul campo. 20 professionisti, tra cui c'ero anch'io, che hanno partecipato a un ritiro allo Stelvio, per fare il punto. Successivamente, nell'iter per l'abilitazione dei maestri di sci, alcuni giorni sono stati dedicati alla didattica per persone con disabilità.
Quando entra in gioco l'esperienza di "Discesa Liberi"?
Nel 2012, dall'incontro tra me e il dottor Repetto: lui si è offerto di dedicare tempo libero a queste persone, ed ho accolto con entusiasmo la sua proposta. Abbiamo iniziato a cercare di rendere la stazione sempre più inclusiva, anche grazie a piccole iniziative, molto pratiche: installare bagni accessibili, segnare parcheggi dedicati. Abbiamo proposto, tramite l'Arpiet, di unificare la scontistica dedicata a livello regionale. Conquiste che hanno contribuito a creare un ambiente favorevole. Oggi i maestri con esperienza nell'insegnamento ai disabili a Prato Nevoso sono 25-30, tra sci e snowboard. "Discesa Liberi" è poi diventata la struttura superpartes che consente l'uso gratuito delle attrezzature a disposizione.
Cosa spinge queste persone a voler comunque affrontare uno sport come to sci? È una spinta che viene da entrambi i fronti: da un lato la promozione dell'attività, il dare la possibilità a tutti di potersi godere l'esperienza degli sci. Dall'altro lato, dato che
c'è la possibilità di cimentarsi c'è chi si incuriosisce, chi vorrebbe poter sciare con la propria famiglia e condividere una passione. Qualche anno fa avevo insegnato a sciare a un ragazzino autistico. Poi ha imparato anche il fratellino più piccolo. La madre mi ha poi mandato un messaggio: «Siamo andati a sciare a Bardonecchia tutti e quattro, sembriamo una famiglia normale, grazie».
Oggi quali possibilità ha un disabile a Prato Nevoso di praticare sport invernali?
Le possibilità sono infinite: è possibile far sciare sia i disabili intellettivi, sia quelli sensoriali. Sia con sci che con snowboard, accompagnati dalle famiglie o con l'ausilio delle Associazioni, pure da soli, con varie possibilità di offerta Anche se alcuni non hanno la possibilità di imparare e diventare autonomi, per molti ragazzi già solo l'esperienza della velocità, l'aria sulla faccia.. è un'emozione straordinaria. Diamo per scontate troppe cose che non lo sono affatto.
Come si affronta la difficoltà di insegnare ad alunni che ogni volta hanno esigenze diversissime tra di loro? Ogni disabilità è quasi un caso a sé... Non si finisce mai di formarsi. Bisogna avere fame di conoscenza, sperimentazione. Non esiste una didattica così specifica Ci va la capacità del singolo maestro di applicarla alla persona che ha davanti, in modi estremamente variabili.
Una persona che affronta una disabilità con che approccio si cimenta in una disciplina come lo sci o lo snowboard, apparentemente così pericolosa? Esiste sia il disabile che vorrebbe mettersi in gioco ma la famiglia ha paura, e c'è l'esatto contrario: i familiari che spingono un ragazzo che non ha particolarmente interesse a provarci. C'è anche chi ha paura: l'unico modo è andare con estrema gradualità. Il maestro in ogni caso deve essere assolutamente sicuro in quello che fa, nonostante la grande responsabilità che ci si sente sulle spalle: si ha a che fare con una persona che si affida totalmente.
Dopo tutti questi anni, qual è il bilancio della sua esperienza?
Ho avuto tante esperienze, la preparazione dal punto di vista tecnico e didattico è sicuramente cresciuta moltissimo. Confrontandosi con tanti tipi di difficoltà diverse, il mio bagaglio tecnico si è arricchito di quello che ciascuno di loro ha lascia
***

to. Dal punto di vista umano sicuramente le maggiori soddisfazioni sono i ringraziamenti e i sorrisi che arrivano da queste persone. Valgono più di qualsiasi fatica fisica o disagio affrontato. La consapevolezza forte è che queste persone abbiano bisogno più di tutti di una professionalità specifica, ancora superiore rispetto a tutti gli altri, ed è giusto che ce l'abbiano.
Simona Bonavita at lavoro suite piste di Prato Nevoso. La sua esperienza net campa delta disabitità è iniziata nei primi anni 2000

***

#s#41 #t#1 #c#Cuneo#c#