NUOVA FERRARA 17-02-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Ariosto governatore della Garfagnana L'incarico gli fu affidato dagli Estensi
Autore: Fresta Aurelia

Cinquecento anni fa il poeta e commediografo venne scelto per portare ordine nella terra tornata agli Este
Ariosto governatore della Garfagnana
L'incarico gli fu affidato dagli Estensi
LA RICORRENZA
erso la metà del febbraio 1522, Ludovico Ariosto — nato a Reggio Emilia nel 1474 — partiva da Ferrara per la Garfagnana, da poco tempo ritornata agli Estensi, i cui abitanti avevano chiesto al duca l'invio di un energico funzionario capace di rimettere ordine nella loro terra messa a dura prova dalla guerra, dai briganti e dalla rivalità tra i notabili del luogo. Fu scelto Ariosto, il quale, incalzato dai tempi stretti e dalla personale situazione economica, accettò, ma affrontando già il viaggio stesso di trasferimento come chi va in esilio in luoghi stranieri e impervi, non appartenenti al suo mondo e dei quali si conoscevano storie di sangue e di imboscate.
L'INSEDIAMENTO Giunse a Castelnuovo di Garfagnana il 20 febbraio e si insediò nella fortezza che è l'attuale Rocca ariostea, dalla quale era in grado di dominare gran parte del territorio, vasto, poco abituato a riconoscere legge e autorità e che lo avrebbe chiamato a difficili prove: i problemi di frontiera con Lucca e Firenze, le incursioni e i delitti dei briganti, le liti tra contadini, l'aspirazione all'autonomia delle famiglie importanti. Tutto questo da affrontare con una scorta di soli dodici balestrieri e quasi inascoltato a Ferrara, avendo però dalla sua la possibilità di giocare sull'astuzia e la diplomazia, ma sempre perseguendo la verità e la giustizia e rifiutando la corruzione. I nemici più veri di Ariosto restavano però i ladri e gli assassini, in particolare i componenti delle bande, tra loro nemiche, di Domenico d'Amorotto, signore di Carpineti che estendeva la sua prepotenza sul Reggiano, e di Virgilio di Castagneto che aveva sotto il suo controllo l'alto Modenese. Ambedue potenti e forti di munitissime rocche, si ritenevano i padroni del territorio. Gli agguati tesi dal poeta o altre strategie intraprese, come l'imposizione di taglie e la creazione di milizie civiche, alternative a quelle armi che da Ferrara non giungevano, sortirono risultati incerti o vani. Neppure la morte dei due capi, avvenuta nell'estate del 1523, riuscì a cambiare la situazione, lasciando ad Ariosto un senso di stanchezza e sconfitta.
AL CUGINO Nel febbraio 1523 Ariosto interrompeva un lungo silenzio poetico e scriveva nella Satira quarta al cugino Sigismondo Malaguzzi - "...insomma ti confesso/che qui perduto ho il canto, il gioco, il riso" - e con nostalgia e rimpianto ricordava le soste nella campagna vicina a Reggio, ospite proprio dei Malaguzzi nella loro grande villa del Mauriziano, dove aveva ritrovato un ambiente idoneo alla poesia. Al prediletto paesaggio reggiano, sereno e armonico, contrapponeva quello cupo della Garfagnana: "Questa è una fossa ove abito, profonda... O stiami in Rocca o voglio a l'aria uscire/accuse e liti sempre e gridi ascolto/furti, omicidi, odi, vendette et ire...". Ma, dalla metà del 1523, i bollettini di Ariosto al Duca estense svelano un comportamento che, come invece era stato inizialmente, non si basava più sul binomio forza-astuzia, ma sulla giustizia e la pietà, tra le quali si ricercava nelle varie occasioni una sorta di compromesso. Così, sia pure in maniera precaria e instabile, Ariosto riusciva in qualche modo a governare il territorio e, secondo alcune testimonianze, meglio di quanto aveva fatto chi lo aveva preceduto. Si era avvicinato ai deboli, ai poveri, ai contadini gravati da tasse e gabelle, insomma a tutti coloro che erano ignorati a Ferrara, diventandone, in modo insolito per quei tempi, il difensore. Nell'estate del 1524, dopo che finalmente Alfonso d'Este aveva accontentato il suo governatore inviando in Garfagnana venticinque fanti e ordinando il restauro e il presidio delle rocche del territorio, un'operazione di polizia, voluta da Ariosto e condivisa dal Duca, dava una sferzata decisiva al locale brigantaggio i cui esponenti furono arrestati osi dispersero riparando lontano. Per il momento Ludovico riusciva così vincitore. Verso la fine di giugno 1525, quando già la battaglia di Pavia con la sconfitta di Francesco I aveva capovolto la geopolitica europea, costringendo anche la corte estense a riposizionarsi diplomaticamente, Ariosto riusciva a lasciare la Garfagnana, colmando quella nostalgia per Ferrara e per la donna amata che negli anni del governatorato non l'aveva mai abbandonato.
Aurelia Fresta (deputazione reggiana
di Storia Patria e delLions ClubAlbinea "LudovicoAriosto")

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Ludovico Ariosto (Reggio Emilia 1474- Ferrara 1533)

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