VITA CASALESE 24-02-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Don Désiré affascina il Lions
Autore: P.B.

Dai gospel degli schiavi neri d'America l'esodo per la libertà nella fede in Cristo
Don Désie affascina il Lions
Al termine della relazione hanno cantato con lui "Scendi Mosè"
CASALE - Si è svolta martedì 22 febbraio presso l'Hotel La Torre la seconda conviviale dell'anno 2022 del Lions Club Casale Monferrato Host. Ospite d'onore della serata è stato íl Vicario Generale della Diocesi di Casale Monferrato mons. Koffi -Teh Azogou, don Désiré, accolto con molta simpatia dal Presidente dottor Franco Alessio e da tutti i convenuti. Tra gli ospiti, mons. Luciano Pacomio accompagnato dal parroco di Popolo don Taddeo Rapala. Don Désiré proviene dal Togo, ultimo di nove figli; la mamma è in buona salute e due settimane fa ha compiuto 90 anni. Come ha ben spiegato il Presidente nella presentazione, don Désiré ha 48 anni e da oltre vent'anni è nella nostra diocesi, dove ha completato gli studi teologici ed è stato ordinato sacerdote da Mons. Germano Zaccheo l'8 giugno 2002. Dal 2014 ha la cittadinanza italiana e da otto mesi è succeduto a mons. Giampio Devasini diventato Vescovo di Chiavari. Da settembre è pure Parroco delle due importanti comunità di Casale: la Cattedrale e San Domenico; dopo esser stato Viceparroco di Cerrina alla scuola di don Ferrando, gli era subentrato come parroco e ultimamente era responsabile delle parrocchie di Brusasco e Cavagnolo. Il tema della serata è stato quello della sua Licenza in Teologia conseguita prima del suo trasferimento al centro diocesi: "La liberazione esodica dell'Israele biblico tra memoria e speranza. Appunti rilevanti sugli Spirituals degli schiavi Africani". La tesi era abbozzata da anni, ma i continui impegni nelle varie parrocchie ne hanno fatto rimandare íl completamento. Poi, confida sorridendo don Désiré «ho approfittato dell'isolamento per la pandemia e con la supervisione di Mons. Luciano Pacomio ho concluso l'elaborato e ho sostenuta la discussione finale lo scorso 16 settembre». (Brillantemente, aggiungiamo noi...) Don Désiré ha svolto l'interessantissima conversazione con la sua eccezionale capacità di coinvolgimento, utilizzando alcune "slides" preparate sul suo portatile e si è soffermato sul concetto dinamico di "memoria" (chi ha memoria del passato possiede il futuro) ed ha sviluppato il tema dell'esodo dell'antico popolo di Israele rivissuto dagli schiavi neri nei 300 anni di schiavitù strappati dalla loro terra africana e portati in America come manodopera umana senza diritti, a lavorare nei campi di cotone. Non potevano avere strumenti musicali (né flauti né tamburi) ma solo sé stessi: la danza per liberarsi dal giogo, il canto per non soffocare, il battito delle mani per radunarsi, il grido per esultare. Nascono così i cosiddetti work song canti ritmici del lavoro, matrice degli spirituals. Con le conversioni ad opera di pastori battisti e metodisti i neri scoprirono che il cristianesimo non era solo la religione dei padroni, perché solo Dio è padre buono che ama soprattutto i poveri e gli schiavi. Anzi come allora Dio liberò Israele dalla schiavitù del faraone per una terra promessa, così libererà anche gli schiavi neri dal faraoni di turno per una terra di libertà. Ma se dall'oppressione (liberazione sociale), la liberazione di Gesù dalla morte offre allo schiavo una liberazione spirituale. Questa fede viene cantata negli spirituals, vera "messa in musica d'una fede cristiana confrontata alla desolazione della schiavitù, sotto la doppia fecondazione dell'Africa e dell'Europa". Così gli spirituals tennero desta per tutto quel tempo la speranza degli schiavi, tanto che un parlamentare dell'Ottocento dovette concludere che c'era molta più gioia nei poveri schiavi neri che nei ricchi padroni bianchi. In conclusione della esposizione, don Désiré ha proposto il canto del più famoso degli spirituals "Go down Moses" (Scendi, Mose, scendi nella terra d'Egitto - Dillo al vecchio Faraone - Lascia andare íl mio popolo), suonato dalla tromba d'oro Luis Armstrong, con le parole in sovraimpressione come nel karaoke. E c e stato un sorprendente risultato: con don Désiré capocoro, tutti hanno cantato, in inglese il ritornello "let my people go!" (Lascia andare il mio popolo). Anche il Presidente, anche il Giuseppino Coppo e l'arch. Rosella Cappa e tutti gli altri. E per poco non ritmavano con le mani, che si sono sciolte in un lungo, cordiale applauso. Bellissima serata. Bravo, Vicario!
p.b.
II Vicario Generale ospite martedì sera del Lions Club Casale Monferrato Host

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