MESSAGGERO ABRUZZO 15-03-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
«Così sotto le bombe curiamo i dializzati» - «Dializzati in cura sotto le bombe»
Autore: Di Pillo Monica

«Così sotto le bombe curiamo i dializzati»
PESCARA «Da tre settimane siamo bersagliati dall'artí glieria, nei nostri centri mancano acqua e luce». L'inferno dei pazienti sottoposti a dialisi sotto le bombe raccontato a Pescara da un medico ucraino, ospite in streaming del Lions club attraverso il conega nefrologo Stefano Stuard.
Di Pillo a pag. 35
«Dializzati in cura sotto le bombe»
›Un nefrologo ucraino racconta al Lions club del dottor Stuard il dramma dei pazienti nell'ospedale da giorni senz'acqua e luce ?I ricoverati non hanno corridoi umanitari per una fuga il suono delle sirene fa paura, avviata una raccolta fondi
«DA TRE SETTIMANE LAVORIAMO SOTTO ATTACCO» HA RACCONTATO IL MEDICO, COLLEGATO IN STREAMING
LA TESTIMONIANZA
La guerra in Ucraina continua a mietere vittime e a farne le spese sono i civili, alcuni purtroppo impossibilitati a fuggire, perché costretti in un letto di ospedale o vincolati da trattamenti terapeutici salva vita. Emblematico è il caso dei centri di dialisi ucraini, dove I trattamenti si svolgono ormai negli scantinati. A raccontare la lotta contro il tempo di sanitari e pazienti dializzati, che vivono con il timore costante di attacchi e ritorsioni, è stato proprio un medico ucraino, intervenuto durante un incontro online del Lions Club Pescara. In occasione della sua testimonianza, grazie all'intervento del nefrologo abruzzese Stefano Stuard, socio del club e artefice della difficile gestione dei dializzati aquilani dopo iI terremoto, il medico ucraino ha anche avviato una campagna di raccolta fondi, a cui ha aderito anche La fondazione Italiana del rene. «Nel nostro centro - racconta
il medico ucraino - abbiamo bisogno di aiuto e ogni intervento è ben accetto, per questo ho avviato una campagna di raccolta fondi. Per due giorni da noi sono mancate acqua e luce, che per il nostro trattamento sono vitali, anche se siamo nei sotterranei dei palazzi, perché ci sentiamo più protetti, abbiamo paura». E ormai evidente che i niilitari russi bombardano molte città e a farne le spese sono anche le strutture sanitarie, che però non custodiscono né armi né eserciti, ma persone bisognose di cure, che, come nel caso della dialisi, non possono interrompersi:
BLOCCATI «I nostri pazienti - continua il nefrologo ucraino - non possono essere trasferiti perché non ci sono corridoi umanitari che coprono tutto il territorio e poi c'è anche una questione che riguarda le loro prospettive di vita». I dializzati non sono profughi come gli altri, la loro vita dipende dal trattamento, che non può interrompersi, quindi come fuggire? A che condizioni? Verso dove? Sono gli interrogativi che si pongono pazienti e sanitari, che quindi tentano il tutto per tutto, resistono e continuano a lavorare e a battersi per la vita, mentre fuori al combatte
perla morte.
SOTTO ATTACCO «Ormai da tre settimane - prosegue il medico - siamo sotto attacco e abbiamo paura appena sentiamo il suono delle sirene, i colpi di mortaio. Ma dobbiamo lavorare e cercare di garantire i trattamenti ai nostri pazienti, alcuni dei quali farebbero fatica a lasciare le loro case, essendo comunque costretti alla dialisi per vivere». Incognite che in guerra sembrano macigni insormontabili e il problema è che la situazione peggiora di giorno in giorno e neanche l'appoggio di centri dialisi in Polonia, Ungheria e Romania può fornire una via percorribile per tutti i dializzati. Si tratta di un'emergenza nell'emergenza, visto che in Ucraina vivono circa 10 mila pazienti dializzati. Ci sono anche alcuni ospedali italiani che iniziano ad accogliere alcuni pazienti dialüzati, ma si tratta di

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una goccia nel mare della sofferenza. Durante la guerra in Libia sono stati più di 3 mila i morti silenziosi, i pazienti dializzati che non hanno potuto lasciare il paese. «Occorre un aiuto concreto. ecco perché - spiega Stefano Stuard - è importante aderire tramite il Lions Club Pescara o La fondazione italiana del rene ad una donazione per i centri dialisi ucraini».
Monica Di Pillo
bombardamenti in corso
in Ucraina stanno colpendo anche le strutture sanitarie A Pescara il drammatico racconto di un ncfrologo

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