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Bassano, il Lions Club Jacopo da Ponte in aiuto alle madri in difficoltà
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Bassano, il Lions Club Jacopo da Ponte in aiuto alle madri in difficoltà
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Bassano, consegnata oggi in Municipio la donazione di 2.000 euro stanziata dal service club cittadino
 
È stata consegnata oggi in Municipio, alla presenza dell’Assessore al Sociale Mavì Zanata e del Presidente del LC Jacopo da Ponte Gabriele Defrancesco, la donazione di 2.000 euro stanziata dal service club cittadino.
Saranno quindi devoluti 500 euro a quattro nuclei familiari, individuati dai Servizi Sociali, formati da donne sole, disoccupate e con figli.
“Guardando alle ricadute dell’effetto Covid sul fenomeno della povertà nel territorio bassanese, dai dati comunali emerge in primis un significativo ampliamento del bacino di utenti dei servizi sociali, portando alla luce nuovi bisogni e contribuendo a indebolire i tradizionali confini tra povertà assoluta e povertà relativa” ha spiegato l’assessore Mavì Zanata.
“Ad aver beneficiato degli aiuti dal Comune, dai contributi economici, al pagamento dei farmaci e delle rette degli asili nido, fino ai contributi per la mensa e ai buoni spesa, sono stati, non più e non solo cittadini e famiglie già inserite all’interno di un circuito assistenziale, ma nuove tipologie di utenti che nel corso degli ultimi due anni, a causa della pandemia, si sono trovati costretti a chiedere aiuto alle istituzioni, ma anche ai parenti, ricorrendo, in alcuni casi, anche alla vendita di oggetti di valore. È stato calcolato che almeno un cittadino su tre ha usufruito per la prima volta di una forma di aiuto istituzionale, o comunque esterna alla propria rete di supporto familiare e/o amicale, perché vittima di una forte contrazione del proprio guadagno, della perdita del lavoro o della chiusura della propria attività”.
“L’incremento su vasta scala della disoccupazione – ha aggiunto l’Assessore – soprattutto a seguito delle chiusure forzate imposte dalle misure di contenimento, rappresenta forse il segnale più tangibile della pervasività della crisi pandemica che ha coinvolto numerose famiglie, private improvvisamente delle proprie uniche fonti di sostentamento. Per non dire delle significative rivelazioni della pandemia sul versante del lavoro “fragile” – precario, stagionale, in nero – che ha portato alla scoperta una larga fascia di lavoratori con basse tutele e bassi salari, impossibilitati ad accedere a qualsiasi tipo di sussidio governativo, con importanti ricadute anche in termini d’inclusione sociale”.
“L’intensificarsi del fenomeno della povertà si accompagna inoltre a una rinnovata dimensione territoriale, tale per cui vengono meno i tradizionali confini urbani della povertà. I “nuovi poveri”, nella maggioranza dei casi, appartengono a categorie sociali normalmente impensabili se associate a una condizione d’indigenza economica. Proprio per questo motivo, prima di bussare alla porta dell’Istituzione, essi tendono spesso a rivolgersi prima alla propria rete familiare-amicale, all’ambito lavorativo, alla parrocchia, finanche al volontariato. E questo non per scarsa fiducia nei confronti dell’Amministrazione, quanto piuttosto perché chiedere un aiuto alle Istituzioni, equivale nei fatti a “certificare” uno stato di povertà”.
“Sebbene il lato “materiale” della povertà, intesa nella sua dimensione di deprivazione economica, rappresenti la manifestazione maggiormente palese, è importante non sottovalutare le “nuove povertà” immateriali, connesse a tutte quelle problematiche, relazionali, psicologiche e culturali, che coesistono con l’impoverimento economico o ne rappresentano la diretta conseguenza”, sottolinea Zanata.
“L’emergenza sanitaria ha modificato in maniera radicale le abitudini quotidiane degli individui, costringendoli a un isolamento che era presente già nel periodo pre-Covid, ma che si è tuttavia acuito di fronte all’impossibilità di coltivare i rapporti sociali, mettendo peraltro in luce un crescente bisogno di ascolto. Il percorso che vede l’entrata di una famiglia o di una persona nella “spirale” della povertà ha un esito tutt’altro che scontato, ma è piuttosto frutto di un complesso intreccio di cause, effetti e responsabilità che chiamano in causa tanto una dimensione individuale, cioè una predisposizione più o meno “soggettiva” a reagire alla crisi, quanto una dimensione relazionale, che passa invece attraverso la costruzione e il consolidamento di un legame fiduciario tra i cittadini e le Istituzioni.
Importante è anche la collaborazione con le realtà del territorio, come ad esempio il Lions – ha concluso l’Assessore Zanata – che ci aiutano a intercettare i nuovi bisogni garantendo flessibilità nelle risposte alle nuove emergenze sociali”.
 
Il Lions Club Jacopo da Ponte di Bassano del Grappa esiste da quasi 20 anni e vanta circa 50 soci, sul territorio come club service, tra professionisti, imprenditori, insegnanti, funzionari. I quali dedicano parte del loro tempo e risorse, a interventi volti a sostenere progetti umanitari, sociali, sanitari e culturali nel contesto locale, nazionale e internazionale. In particolare il LC Da Ponte sostiene da sempre gli interventi in tema di disabilità, salute e prevenzione, attenzione e tutela dell’ambiente, emarginazione e integrazione, nonché conoscenza e apprezzamento della cultura e delle eccellenze del territorio.
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