GIORNALE DI MONZA 29-03-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Vaccino made in Monza Sperimentazione ferma «Il Governo non ci sostiene»
Autore: Perego Eleonora

Lo sfogo del direttore di Rottapharm Lucio Rovati alla serata del Lions Club Monza host
Vaccino made in Monza Sperimentazione ferma «Il Governo non ci sostiene»
Il siero sviluppato dall'azienda farmaceutica aveva dato buoni risultati durante la Fase 1, che era cominciata il primo marzo del 2021 al San Gerardo. Nonostante il via libera dell'Aifa per poter proseguire con la Fase 2, il lavoro degli scienziati si è dovuto interrompere
MONZA (pe3) Le prime osservazioni avevano fatto ben sperare. Il siero era ben tollerato e si sperava che la Fase 2 avrebbe dato ulteriori incoraggianti risultati. Ma il vaccino contro il Covid tutto made in Monza, sviluppato da Rottapharm, non è potuto andare oltre la Fase 1, nonostante il via libera a procedere da parte dell'Aifa. A spiegarne i motivi è stato Lucio Rovati, direttore scientifico dell'azienda farmaceutica di via Valosa di Sopra in occasione della serata organizzata dal «Lions club Monza host» martedì sera all'Hotel de la Ville. Il dottor Rovati, insieme al suo team di altissimo profilo, fin dalle primissime fasi della pandemia si era messo al lavoro per sviluppare un vaccino che fosse diverso dagli altri che, in quel momento, erano allo studio delle grandi multinazionali. L'iter per lo sviluppo del siero «Covid-e-Vax» era cominciato sin dalla seconda metà del 2020 ed era stato avviato allo studio clinico dall' 1 marzo 2021 all'ospedale San Gerardo. Un vaccino sviluppato secondo le ultime tecnologie e di tipo «genetico», al pari di altri ma con delle importanti differenze. «I primi vaccini approvati (Pfizer, Moderna) sono a Rna messaggero, che iniettato in una cellula induce la produzione della proteina principale del virus - ha spiegato il dottor Rovati - L'organismo, che non la riconosce, le manda incontro una risposta immunitaria, che tuttavia non è di lunga durata». Diverso il Covid-eVax, un vaccino «che agisce tramite il dna, ossia l'informazione genetica a monte - ha continuato il medico - Si inietta tramite elettroporazione una piccolissima parte del dna che copia l'informazione genetica del virus, scatenando in egual misura la risposta immunitaria dell'organismo». Con un risultato però singolare, e differente dagli altri vaccini: «Dei due tipi di risposta immunitaria, umorale e cellulare, quest'ultima stimola la risposta delle stesse cellule sane, che attaccano non il virus direttamente, ma la cellula malata impedendo che la malattia si aggravi - ha detto ancora il direttore scientifico - Di fatto è una risposta di gran lunga migliore, ed è prevalente nel vaccino dna». Con il rammarico, però, di non «aver potuto appurare il funzionamento del Covid-eVax, perché la sperimentazione si è fermata alla fase 1, nonostante l'approvazione dell'Agenzia italiana del farmaco alla fase 2 - ha continuato il direttore - In Italia il Governo non sostiene la ricerca. E quindi come facciamo a proseguire? Posso affermare che il profilo della tollerabilità è molto buono e che non vi sono effetti collaterali rilevanti, ma nient'altro». Il professore ha posto l'attenzione sulla «mancanza di un sistema di un interesse, in Italia, alla ricerca e all'innovazione, che si pone in dicotomia con la grande efficienza della nostra organizzazione sanitaria». E ancora: «In un momento di emergenza sarebbe stato un messaggio straordinario per la ricerca aiutare un vaccino italiano; è un problema solo culturale». Parole forti, quanto la passione e l'impegno di Rovati nell'infondere speranza circa le sorti del Covid-eVax, che «potrebbe essere utilizzato per altre patologie, in particolare quelle tumorali, perché la risposta cellulare sarebbe utilissima. Al momento però è tutto un punto di domanda». E a chi gli ha chiesto come vede l'attuale situazione pandemica ha risposto senza retorica: «Il virus sta continuando a circolare, e ci sono oltre 10 milioni di persone che non hanno terza dose. Occorre continuare le vaccinazioni, e prestare più attenuazione nei luoghi chiusi». Quello che è certo è che la ricerca non si ferma, per realizzare «un vaccino "pan-Coronavirus", che possa anticipare qualsiasi variante ed essere pronto a un'altra pandemia».
Eleonora Perego

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Nella foto in alto, da sinistra Assunta Betti Romanò, il presidente del Lions club Monza host Franco eambilla, Vlada Novikova Nava e Lorenzo Terlera. A sinistra il direttore scientifico di Rottapharm Lucio Rovati

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