RESTO DEL CARLINO ANCONA 05-04-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
«Cultura, manca unità sulle sfide»
Autore: Montesi Raimondo

«Cultura, manca unità sulle sfide»
L'architetto Massimo Di Matteo ha allestito numerose mostre alla Mole Vanvitelliana: è critico su alcune scelte
Quando architettura fa rima con cultura, ad Ancona uno dei primi nomi a venire in mente non può che essere quello di Massimo Di Matteo. Basterebbero gli oltre cento allestimenti di mostre firmati in città (e provincia). Ma qui ovviamente si parla di qualità, oltre che di quantità. Avete presente, ad esempio, l'ultima grande mostra di Valeriano Trubbiani alla Mole? A 'disporre' i capolavori del Maestro negli spazi pensati da un suo 'collega' piuttosto noto, un certo Luigi Vanvitelli, è stato lui. Ma, per citare la cronaca invece della storia recente, si può pensare all'allestimento della Pinacoteca Civica, di cui a giorni si potranno visitare le nuove sale, a cominciare da quella dedicata interamente a Francesco Podesti. Un evento dal sapore agrodolce per Di Matteo: «Da cittadino sono contento che la Pinacoteca riapra con i nuovi spazi. Sono un po' amareggiato per il fatto che l'allestimento realizzato con Mauro Tarsetti nel 2016, e poi da lui proseguito quando io ho dovuto lasciare l'incarico, sia stato cambiato. Evidentemente c'è chi non lo ha apprezzato». Un esempio di cosa è cambiato rispetto al vostro progetto? «Il Giuramento degli Anconetani di Podesti era collocato all'inizio, dopo l'opera 'Stato d'assedio' di Trubbiani. Era la metafora di una città che per secoli è stata 'sotto assedio', ma che nella propria identità e nell'unità dei suoi abitanti, rappresentate dal dipinto di Podesti, ritrovava
se stessa e vedeva trionfare le libertà cittadine. L'idea era che il visitatore si trovasse come 'dentro' il dipinto. Per me aveva un significato. La nuova Sala Podesti io l'avrei utilizzata per le mostre temporanee. Si sarebbe trattato di uno spazio indipendente: la nuova biglietteria, la sala principale e quella vicina, 'a sostegno' delle mostre, usandola ad esempio per delle proiezioni, per la videoarte». Un suo prezioso libro ha come titolo 'Ankon borderline', e nel sottotitolo si parla di 'Città difficile'. Abbiamo davvero dei problemi psicologici, come una volta disse Sgarbi? «Ancona di problemi ne ha di ogni tipo. Al di là delle varie calamità naturali, ci è sempre mancata un'unità d'intenti. Ancona è città di gruppi contrapposti. L'attuale Amministrazione io l'ho anche sostenuta, ma per quel che riguarda il centro storico e il rapporto tra città e porto mi pare non ci siano idee chiare». Ad esempio? «Il progetto che collega piazza Dante e il Porto Antico. E' fattibile, ma poi cosa si troverebbe di fronte chi scende dalla piazza? Il traffico portuale? Si parla di una strada che, all'interno dell'area della Fincantieri, correrebbe fino all'Arco di Traiano. E domani, con il molo clementino e le grandi navi, cosa accadrà? Si va avanti 'a pezzi'. L'illuminazione del waterfront: ne beneficeranno i monumenti, ma il waterfront non è solo un fatto fisico, è qualcosa che funziona. Invece ci sono 'fratture', come sul lungomare Vanvitelli. Per non parlare della Mole». Dove lei ha allestito mostre importanti. Quali ricorda con più soddisfazione? «L'ultima di Trubbiani, che mi stimava molto, e che mi volle anche per 'Il mare scolpito' a Jesi, e quella su Spadò, entrambe fatte con Tarsetti. Ma anche quella sulle icone albanesi, e la personale di Manzù, per il Museo Omero. Alla Mole ci sono state molte mostre importanti, ma ce ne vorrebbero di più 'identitarie'. Quella su Frida Kahlo è interessante, ma dopo cosa rimane? Non si tratta di arrivare all'elite, ma a tutti. Il Lions Club a fine aprile organizzerà una mostra fotografica al Museo della Città su Ancona dall'Unità d'Italia a oggi. Museo che, tra l'altro, è chiuso da circa un anno». Perché come copertina di 'Ankon borderline' ha scelto il murale della Madonna di Ozmo e Run? «Mi piaceva l'idea di questa Madonna che volge lo sguardo in alto per non vedere quello che la circonda. Sì, Ancona ha dei problemi 'caratteriali'. Forse derivano da frustrazioni secolari. Voleva essere qualcosa che non è riuscita a diventare, per colpa di Venezia, del papa o degli Austriaci. Una cosa è certa: solo se ci uniamo le cose miglioreranno».
Raimondo Montesi

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LA PINACOTECA
«Sono contento dei nuovi spazi, mi dispiace che abbiano cambiato quanto fatto da me e Tarsetti»
Massimo Di Matteo, a destra con Valeriano Trubbiani

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