ADIGE 07-04-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Cordoglio in città per la morte di Falqui
Autore: N.G.

Cordoglio in città per la morte di Falqui Camera ardente allestita al cimitero di San Marco Domani l'addio nella chiesa della Sacra Famiglia
La scomparsa ricordata in consiglio comunale. II sindaco Roberto Veronesi racconta il viaggio del notaio e di suo Valduga: «A85 anni era la dimostrazione che la gioventù papà Beppino, primo cittadino negli anni Sessanta, è più una categoria dello spirito che un dato anagrafico» nell'Est Europa, senza soldi e con un vecchio Maggiolino
La notizia della scomparsa di Guido Falqui Massidda ha destato parecchio scalpore in città. Perché il Notaio di Rovereto era davvero molto conosciuto e non solo per la sua professione ma anche per l'attività sociale e politica che ha portato avanti da quando, nel 1950, è arrivato in Vallagarina dal Primiero. La camera ardente è stata allestita al cimitero di San Marco ma l'ultimo saluto sarà dato domani pomeriggio alle 14.30 nella chiesa della Sacra Famiglia. E saranno in tanti a dirgli addio o, per i credenti, arrivederci. Lo stesso consiglio comunale, l'altra sera, l'ha voluto commemorare. H sindaco Francesco Valduga ha ricordato come «abbia saputo mettere le proprie capacità a disposizione della comunità, con spirito di dedizione e attenzione verso il prossimo, sottolineando il passato di consigliere e assessore del Comune di Rovereto e di presidente del collegio notarile e rammentando come avesse fatto parte di molte associazioni di volontariato della città». Valduga ha ricordato anche il tratto di sottile ironia che lo caratterizzava, la curiosità e l'apertura verso il nuovo, pur dentro una solida adesione a valori antichi. «A 85 anni era la dimostrazione che la gioventù è più una categoria dello spirito che un dato anagrafico». A ricordare Falqui Massida anche la vicesindaca Giulia Robol che ne ha tratteggiato la figura umana. L'assessore Mauro Previdi ha invece sottolineato l'impegno come primo presidente della Casa di soggiorno per anziani, «Casa Rossa», mentre il consigliere Carlo Fait ha voluto rammentare la sua dedizione al mondo delle associazioni sportive. Anche i soci del Lions club Host
Rovereto vogliono ricordarlo «con immenso affetto e sincera stima. L'amico Guido Falqui Massidda - scrive Paolo Farinati a nome dell'associazione - era stato socio fondatore del nostro club nel lontano 1969. Guido è sempre stato per noi tutte e tutti un riferimento importante per la sua disponibilità e per la sua infinita generosità. Da profondo conoscitore della nostra città, e non solo, si è reso in ogni occasione capace protagonista innanzi ai bisogni e alle esigenze mutevoli della nostra comunità. Gli stimoli ad esserci e a servire erano da lui costanti e puntuali. Sempre con la dovuta riservatezza, con il suo innato garbo e con il necessario rispetto verso tutti e tutto. Essendo stato nella sua lunga appassionata vita anche apprezzato insegnante, aveva per i nuovi soci e per i giovani del nostro club una particolare attenzione, al fine di renderli serenamente parte di una grande famiglia e attivamente a proprio agio nelle molte iniziative. Di Guido ci mancheranno il suo contagioso sorriso e la sua insita signorilità». Un ricordo più intimo, più familiare, arriva invece da Roberto Veronesi, consigliere comunale della Lega e figlio di Beppino, sindaco negli anni in cui Falqui Massidda sedeva a palazzo Pretorio. «Collego indissolubilmente la scomparsa di Guido Falqui a quella di mio padre Beppino Veronesi qualche anno fa, fu allora che Guido, suo grande amico, mi consegnò una fotografia di loro due ventenni. Era la testimonianza di un viaggio avventuroso fatto nei primi Anni 60 a bordo di un Maggiolino Volkswagen nei Paesi dell'Est. La loro voleva essere una sorta di testimonianza di come i giovani europei ed italiani stessero intraprendendo strade professionali e politiche in maniera libera e democratica senza costrizioni o dettati governativi condizionanti. I due ragazzi di Rovereto che già allora, profondamente cattolici, avevano nella Democrazia Cristiana un fermo punto di riferimento sin dal do- poguerra, avevano intrapreso con pochi soldi in tasca un tour al di là della cortina di ferro andando alla scoperta di quel mondo governato politicamente dall'ideologia comunista della madre Russia. Le immagini che avevano scattato li ritraevano dinanzi ai palazzi di quel mondo che sino ad allora avevano solo sentito nominare e che qualche anno dopo iniziò a lanciare le prime urla di dolore con la Primavera di Praga. Guido Falqui mi disse allora che quello visto con il mio papà lo aveva profondamente colpito e che la mancanza di libertà si avvertiva persino negli sguardi della gente, una libertà che per nessuna ragione doveva mai mancare a nessuno ovunque vivesse nel mondo Parole che ricordate oggi sono drammaticamente attuali ma Guido era un visionario e precursore anche di futuri scenari politici ed umanitari che leggeva e decodificava spesso in silenzio e sofferenza. Di questa saggezza lasciataci in eredità noi roveretani dobbiamo essergliene grati».
N.G.

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Guido Falqui Massidda, a sinistra con l'ex sindaco Beppino Veronesi

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