ILGAZZETTINO.IT 09-04-2022

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Mamma e tre figli rientrano in Ucraina sotto i bombardamenti: «Ho provato a fermarli è stato inutile»

Mamma e tre figli rientrano in Ucraina sotto i bombardamenti: «Ho provato a fermarli è stato inutile»
Nordest > Treviso
Sabato 9 Aprile 2022 di Silvia Moscati
MOGLIANO - «Sono partite davvero, con i bambini, di notte». È ancora scosso Marco Bertozzi, titolare dell'hotel Laerte di Mogliano che ospitava due mamme in fuga dall'Ucraina, dopo la loro partenza per far ritorno in patria. Bertozzi, la sera di giovedì, ha condotto una vera e propria trattativa per convincerle a rimanere ancora un po' di tempo al sicuro nel nostro paese. Il gruppo, formato da una madre e i suoi tre figli di cui la più grande, 22 anni, in attesa di un bambino, era arrivato a Mogliano l'8 marzo, insieme a Olga, con il piccolo Bogdan di 6 anni. Era stata Liudmila, la mamma di Olga, che da anni vive in Italia per lavoro, a prenotare due stanze in albergo. Una volta arrivate, la macchina della solidarietà si era messa subito in moto e, con la disponibilità dell'Hotel Laerte, del Lions Club Mogliano, del sindaco Bortolato e dell'assessorato alle politiche sociali, che aveva eseguito tutte le pratiche sanitarie necessarie, il soggiorno sembrava proseguire serenamente.
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LA DECISIONE
Poi il 30 marzo la svolta: «Ripartiamo domani per fare ritorno in Ucraina». A quel punto il titolare Marco Bertozzi aveva fatto di tutto per convincere le mamme a restare a Mogliano, chiamando anche un'interprete che vive da molto tempo in Italia. Il gruppo non parla l'inglese, se non il piccolo Eugenio, 11 anni, che conosce appena qualche parola. La comunicazione avveniva con il traduttore di Google o con Liudmila, che però sembrava avallare la scelta del rientro: «Lì è tutto tranquillo» ripeteva. Invece, Vinnycja, la città dalla quale provengono, è stata teatro di un bombardamento il 6 marzo. Si tratta di un importante centro 250 chilometri a sudovest di Kiev, con una popolazione di circa 400mila abitanti, ovviamente prima della guerra. Dopo un'ora e mezza di discussione, Bertozzi era riuscito a posticipare la ripartenza di una decina di giorni. «È inconcepibile per noi pensare che una donna con bambini piccoli e con una figlia incinta possa tornare in un paese dove ci sono bombardamenti e combattimenti continui, e non si può prevedere cosa succederà domani» continua a ripetere.
LA PARTENZA
Invece, a sorpresa, il gruppetto è ripartito, addirittura di notte, verso le 23 di giovedì. «È arrivato a prenderlo un uomo che parla l'italiano dicendo che le avrebbe accompagnate in auto fino al confine con l'Ucraina e poi lì avrebbero trovato chi le portava a casa -racconta Bertozzi- Ci siamo abbracciati, hanno ringraziato tutti con le lacrime agli occhi e poi abbiamo fatto una foto insieme. Mi hanno detto che qui si sono sempre sentite a casa e io ho risposto che qualunque cosa accada potevano tornare indietro. Per loro ci sarà sempre un posto». Ora all'hotel Laerte sono rimasti Olga e il suo bambino Bogdan; lei, in ucraina, lavorava come avvocato e ora cerca lavoro, «qualsiasi lavoro», qui, dove vive la mamma.
 
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