SICILIA 07-05-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Bambini e ragazzi impauriti dalla guerra il loro problema non è quello del cognome
Autore: Pira Francesco

AL DI LÀ DELLA SENTENZA DELLA CONSULTA
Bambini e ragazzi impauriti dalla guerra il loro problema non è quello del cognome
FRANCESCO PIRA*
Abbiamo sentito, nei giorni scorsi, che si è risolto il problema dei cognomi da dare ai bambini. Adesso, potranno avere quello della madre, quello padre e tutti e due i cognomi. Prima uno e poi l'altro. Un dilemma che viene affrontato da anni e che ha aperto nuovi dibattiti di tipo politico, sociale, antropologico e psicologico. Gli esponenti dei vari partiti politici si sono equamente divisi: da una parte c'è chi grida all' accesso di spinta emotiva su questa questione; dall'altra parte c'è chi gioisce per l'affermazione di un diritto. Sui social network ci sono tantissimi commenti degli utenti: alcuni si sono divertiti a fare le simulazioni, mettendo in fila tutti i cognomi e tutti i nomi; altri hanno citato il film di Massimo Troisi "Ricomincio da tre". Massimo deve scegliere il nome da dare al figlio ed esclude Massimiliano, perché lo ritiene troppo lungo e opta per Ugo. Non voglio entrare nel merito di questa decisione della Consulta, molto presto sarà il Parlamento a votare l'adeguamento della normativa, e vedremo come si comporteranno le famiglie italiane. Quello che mi preoccupa molto di più, visto che sono stato uno dei relatori di una tavola rotonda sui temi dell'Accoglienza e dell'Affido a Napoli, organizzata dai Lions Club Virgiliano e Palmi, è come sta cambiando la famiglia. Ho ascoltato uno spaccato molto preciso su come le famiglie si stanno adeguando a quelle che sono le nuove esigenze educative. Quello che è emerso è quanto l'emotività sia diventata importante nella vita degli adolescenti. Il ruolo della famiglia è cambiato nell'era della comunicazione digitale e questo devono comprenderlo anche le famiglie che intendono prendere in affido un bambino. Oggi, diventa sempre più alto il livello di incomunicabilità tra figli e genitori. Tantissimi i racconti di genitorialità fragile senza supporti che tentano la comunicazione con i figli divisi tra soggiorno e camera da letto collegati attraverso le chat dei social network. L'isolamento di genitori che non riescono a dialogare e che poco conoscono dei propri figli. Come se non bastasse c'è il dramma di tanti bambini disabili che non trovano famiglie per l'affidamento e per le adozioni. Ci sono "genitori", se così possono essere definiti, che vogliono adottare solo figli in perfetta salute e possibilmente con tratti somatici simili ai loro. Allora mi chiedo perché, invece di aprire dibattiti su questioni che non sono facilmente risolvibili, non pensiamo al presente e al futuro dei bambini. Non si può negare che le immagini di guerra quelle vere o quelle false che vengono trasmesse in tv e ciò che riusciamo a captare attraverso i social network, ci lasciano attoniti e fanno paura ai nostri bambini e ai nostri ragazzi. Questa idea di una guerra nucleare imminente, e il pensiero che ognuno di noi possa essere in qualche modo coinvolto, ha allarmato particolarmente preadolescenti e adolescenti. Smettiamo di alimentare polemiche inutili sui cognomi, perché non risolvono i problemi di un'infanzia fragile e provata. Pensiamo a tutti i bambini che muoiono, soffrono e non hanno il necessario per vivere.
* Associato Sociologia dei processi culturali e comunicativi Dip. di Civiltà Antiche e Moderne Università di Messina

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