PROVINCIA SONDRIO 11-05-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Alessandro Milan nel braccio della morte Il suo viaggio in un libro
Autore: Castoldi Clara

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Ponte. I I giornalista di Radio 24 al teatro Vittoria Incontro dedicato al volume "Un giorno lo dirò al mondo" sulla vicenda umana egiudiziaria di Rocco Bernabei
I L'italo americano I «Se uccidiamo è stato giustiziato un colpevole, perché il giorno dopo ha assassinato la società la sua ragazza sarà migliore?»
PONTE IN VALTELLINA CLARA CASTOLDI
Non è volata una mosca al teatro Vittoria di Ponte in Valtellina quando Alessandro Milan, giornalista di Radio 24 e scrittore, ha presentato, nell'ambito di "Ponte in fiore" il suo ultimo libro "Un giorno lo dirò al mondo". Il volume racconta la vicenda umana e giudiziaria del 26enne italo-americano Derek Rocco Barnabei, giustiziato con la pena di morte, nel 2000 in Virginia, per aver violentato e ucciso la sua ragazza, la 17enne Sarah Wisnosky. Milan, arrivato da poco in radio, ha «incrociato casualmente» questa storia quando la madre di Derek, Jane, è venuta in Italia a implorare aiuto per il figlio che si è dichiarato, fino all'ultimo, innocente e vittima di un complotto. La vicenda dl Darnabe' «La mamma ci disse: "Dategli voce" - ha esordito Milan -. Non pensavo si potesse intervistare un uomo nel braccio della morte. invece, è stato possibile ed è iniziato per me un viaggio di sei mesi nel sistema della pena capitale degli Stati Uniti attraverso la voce del ragazzo, la lettura dei diari e di cinquemila pagine di atti giudiziari fino alla presenza, fuori dal carcere, il giorno dell'esecuzione». «Ho conosciuto, e uso una parola forte, lo schifo della pena di morte - ha proseguito Milan - Questo incontro e la conoscenza di Derek mi hanno cambiato la vita. Prima la pena di morte era qualcosa che si vedeva nei film poi, dopo aver parlato con detenuti, direttori, esecutori, religiosi, ho capito che è un sistema aberrante, svantaggioso economicamente, costa più mantenere i condannati in isolamento rispetto ai comuni ergastolani, e non è deterrente, perché non dà serenità ai parenti della vittima. L'esecuzione è uccidere per dimostrare che quello che il colpevole ha fatto è sbagliato». Dead man walking «Il cappellano di Derek e la suora, quella interpretata da Susan Sarandon nel film "Dead man walking", mi hanno raccontato di aver vomitato dopo aver assistito alla loro prima pena capitale - ha aggiunto il giornalista e scrittore - una guardia, dopo cento esecuzioni, è impazzita e si è licenziata. Se noi uccidiamo un colpevole, il giorno dopo la società sarà migliore? La risposta è no. Per i colpevoli di delitti efferati c'è il carcere, ovviamente il sistema deve funzionare e non sempre è così; se uccidiamo quella persona in nome dello Stato, non rendiamo giustizia. È solo una vendetta. Gandhi diceva che se si procede "occhio per occhio" avremo un mondo di ciechi». Milan spera di non aver dimenticato in ogni riga del libro che la vera vittima era Sara, la madre non ha mai rilasciato dichiarazioni, ma la

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storia verte sul senso della pena di morte, a prescindere che Derek fosse o no colpevole. E su questo Milan ancora non ha risposta certa. Anche se una sua idea se l'è fatta: che si sia trattato di violenza e omicidio di gruppo, ma che solo lui abbia pagato per tutti.
II libro Il giornalista ha raccontato le due dirette, per la prima volta per una radio, dal braccio della morte: l'ultima sette giorni prima che Barnabei venisse ucciso. «Il libro racconta il rapporto fra me, Derek e il caso giudiziario - sempre Milan -. Il giudice assegnato era noto per essere il più duro. Il processo è durato solo venti giorni e non c'erano prove schiaccianti della sua colpevolezza. Derek mi ha detto che la pena di morte viene data a poveri, analfabeti, minoranze, a quelli che non possono pagarsi una buona difesa. Nel 2021 il governatore della Virginia ha abolito la pena di morte, c'è l'ergastolo ostativo. Io non dico che i colpevoli di delitti efferati debbano essere liberi, ma conosciamo strumenti più civili per punire, come scrive Cesare Beccaria. E, per citare Amos Oz, lo Stato può togliere quello che dà: la ricchezza con le tasse, la libertà con il carcere. Ma la vita no, quella non la può togliere».
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L'Incontro con Alessandro Milan seduto tra Saverio Fedato del Lions Club e II sindaco Simone Marchesini

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