LA GUIDA CUNEO 19-05-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Ilaria, prefessione medica e vicinanza a chi ha bisogno di cura "Dentro di noi la sorgente ai energia vitale a cui attingere"
Autore: Marita Rosa

Ilaria, prefessione medica e vicinanza a chi ha bisogno di cura: "dentro di noi la sorgente di energia vitale a cui attingere"
llaria Blangetti, cuneese, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale di Mondovì, in passato ha svolto la sua attività presso l'Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo ed è docente formale presso il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche, Università di Torino. Unisce il titolo di medico a quello di volontario: con l'Unitalsi accompagna i malati a Lourdes ed è stata socia attiva del Leo Club Cuneo ricevendo il premio "Melvin Jones" nell'anno 2003, la più importante onorificenza del Lions Club International volta a sottolineare l'importante contributo offerto in attività di solidarietà. L'8 aprile lei ha ricevuto dall'interclub Zonta di Cuneo il premio "Amelia Earhart 2022" assegnato alle donne che "volano nella medicina". Quel giorno ha dichiarato che occorre agitare la vita e lasciarla libera affinché si sviluppi. Quali sono le sue ali? Agitare la vita è compito dell'educazione e riconosco che le mie ali sono gli spazi di libertà responsabile in cui sono stata educata. La libertà non ha bisogno di paletti ma di misure, di confronti, di curiosità che, per quanto mi riguarda, rappresentano il movimento delle mie ali. Accettare il rischio è stata la molla che mi ha spinto a compiere tantissime esperienze nel volontariato, nella ricerca e nella pratica quotidiana della mia professione. Lavorare con gli altri e per gli altri soddisfa soprattutto il mio bisogno personale di esserci, di comprenderci e di riconoscerci in altri panni ed in altre vite. Non è un mestiere, non è un merito: l'esigenza si è sviluppata dentro e fa parte del mio essere. Le mie ali non hanno mai conosciuto la noia perché è dentro di noi che si trova la sorgente di energia vitale che ci permette di evitarla. Questa energia vitale si chiama creatività ed è legata a ciò che abbiamo di veramente nostro, unico e personale. Circostanze o incontri che hanno ispirato la sua scelta professionale. Decidere a 19 anni di iscrivermi alla facoltà di Medicina aveva lasciato i miei genitori un po' perplessi... Conoscevano la mia passione per il teatro, lo sport, l'organizzazione di eventi nel Leo club di Cuneo e nel Leo Nazionale e pertanto pensavano ad una scelta diversa in cui potessi sviluppare al meglio" le conoscenze e la carica personale". E invece fu proprio la mia insegnante di matematica e fisica a indurmi a ragionare sulla creatività che sarebbe stata di stimolo anche nell'ambito sanitario e scientifico. Mi disse che nel campo medico è impossibile separare l'esperienza tecnico-professionale dall'esperienza umana che si fa e che la medicina è una pratica a tutti i livelli in cui è possibile porsi veramente delle domande profonde: dal livello scientifico a quello conoscitivo, da quello tecnico-professionale a quello umano. Ho avuto poi la fortuna e l'occasione di entrare nel Collegio Universitario Santa Caterina da Siena di Pavia e i sei annidi studio presso questa università si sono rivelati fondamentali per l'arricchimento umano e professionale. Non ho avuto dubbi per la scelta della specializzazione in Anestesia e Rianimazione spinta anche dagli esempi di alcuni "maestri" che si giocavano in prima persona la vocazione come parte integrante di una consapevolezza più diffusa della sofferenza. Le conoscenze
e le capacità cliniche, scientifiche, tecnologiche richieste nel percorso della specializzazione si intrecciavano armoniosamente con quelle di comunicare al e con il paziente, rendendolo parte attiva del processo diagnostico-terapeutico e non tralasciando mai il dovuto rispetto per i familiari. Come ha vissuto ed a f frontato sul lavoro, dal punto di vista umano e professionale, il primo tempo della pandemia e come lo vive ancora? La fase iniziale della pandemia (che ho incontrato appena sei mesi dopo essere stata nominata Direttore del Reparto di Anestesia e Rianimazione) è stata segnata da un rincorrersi di "tentativi", di protocolli; tutto per stare di fronte al malato. Un'esperienza drammatica, perché si è di fronte alla vita e alla morte, ma anche chiarificante, perché nitidamente orientata ad obiettivi di cura e di bene per la persona. Cosa fare e come fare se poco si sapeva ancora della dinamica del Covid? Ai miei collaboratori ho raccomandato di coinvolgersi ma non "co-fondersi "per mantenere una capacità di valutazione oggettiva e di intervento efficace anche con i pochi strumenti a disposizione. Il lavoro è stato caratterizzato da una collaborazione costante tra le diverse strutture ospedaliere sia per l'organizzazione, sia per la gestione del personale medico ed infermieristico condiviso tra i numerosi settori, sia per strutturare la Rianimazione COVID. Un elemento vincente, che ha permesso di anticipare alcune linee guida successivamente emanate, è stata la collaborazione multidisciplinare che già dai primi giorni di pandemia ha infranto le barriere disciplinari per favorire il con
***

franto con altre realtà del Piemonte e della Lombardia. Nonostante ciò la morte era sempre in agguato. L'eroico era diventato normale, e il quotidiano eroico... Mi ha commosso la resistenza del desiderio e della fiducia anche da parte di tutto il personale: compassione, gentilezza, silenzio, vicinanza, tenerezza. Tinto ciò che il sistema sanitario universalistico ha prodotto e produrrà per combattere la " pandemia" non dovrà mai prescindere dalla costante ricerca di nuove piste relazionali. La Siaarti - Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva riconosciuta dal Ministero della Salute - dove da molti anni sono parte attiva, mi ha offerto inoltre la possibilità di implementare quanto via via stavamo sperimentando nel reparto. Che cosa chiede e che cosa dd ai suoi collaboratori? Do loro la possibilità di accrescere l'esperienza professionale, li stimolo ad una formazione continua e li accompagno nella revisione scientifica e critica dei diversi casi. Non vorrei mai deluderli e, se succede, sono pronta a mettermi in discussione senza schermo. Che cosa si impara dalle sconfitte e dalla sofferenza? Sofferenza e sconfitte fanno parte della vita. Proprio per questo ho imparato che di fronte al dolore si può solo guardare avanti e raddoppiare l'impegno e la passione nell'aiutare chi ha bisogno di noi come è accaduto in questi difficilissimi anni di pandemia. Confrontarsi con il male per trovare la via d'uscita dall'abisso; questo è ciò che occorre fare e nel mio lavoro è la migliore strategia possibile per trovare la forza di andare avanti. Le persone più belle che ho trovato nella mia vita sono state quelle che hanno conosciuto il dolore e proprio per questo hanno sviluppato una profonda comprensione dell'esistenza che li ha portati ad essere pieni di compassione e di umiltà. Che cosa le suscita meraviglia e curiositd? Aristotele diceva che la meraviglia è il principio della conoscenza intesa come superamento di barriere, grazie ad uno slancio che ci permette di andare oltre i nostri limiti. Oggi continuo a vedere le cose in questo modo, oltre che professionalmente, anche attraverso gli occhi dei miei figli, Luca ed Aurora, che si aprono al mondo. Nel mio lavoro, poi, è essenziale non perdere il gusto della novità, della meraviglia per le tecniche d'avanguardia, per le innovazioni della scienza, ma anche per entrare nell'animo delle persone a cui dobbiamo cure e comprensione. Quale valore mette al primo posto nella sua vita? La Famiglia senza alcun dubbio perché ci fa sentire che siamo unici, ma nello stesso tempo che non siamo il centro del mondo e ci aiuta a trovare il nostro valore senza sopravvalutarci, perché venire sopravvalutati, contrariamente a quello che si crede, non è fonte di forza ma di grandissima insicurezza. La famiglia è Il luogo dove più che in ogni altro sperimentiamo gli effetti reali, creativi o distruttivi, di ogni nostro gesto. Seduti intorno a un tavolo per festeggiare
il Natale, o riuniti tutti insieme per un compleanno o una ricorrenza importante, veniamo colti da uno stupore rico- noscente: attorno a noi tante vite concrete, tante storie nuove, tanti frutti; qualcosa che quando ci siamo conosciuti non avremmo neanche potuto immaginare; qualcosa che non esisteva ed ora esiste, perché solo attraverso di noi è diventato realtà e storia. Una fiaba o un gioco che ha amato da piccola. Una fiaba mi ha sempre colpito per la sua forte carica morale e politica. Ne "I vestiti nuovi dell'imperatore" ho trovato una perfetta metafora di come sia possibile smascherare l'ipocrisia , indotta dalla paura e dalla soggezione al potere, di coloro che temono le sue ritorsioni. Quali passioni, hobby colorano la sua vita, oltre la sua professione? Ogni volta che posso, faccio sport, soprattutto sci, tennis o bicicletta, anche con la mia famiglia. Una passione che ho coltivato per molto tempo è stata quella per il teatro. All'Accademia Teatrale Giovanni Toselli di Cuneo ho trovato modo di esprimere le mie capacità interpretative in un ambiente davvero unico per competenza e professionalità. Oggi fare ancora teatro è un lusso che non posso più permettermi, ma per fortuna mia figlia Aurora di 9 anni ha ereditato questa passione da me raggiungendo risultati davvero brillanti. E' diventata anche lei allieva della "Scuolina" e dimostra il mio stesso amore per la recitazione.
Marita Rosa

***

#s#46 #t#1 #c#Cuneo#c#