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Duello social coi ragazzi: Crepet infiamma Pavullo - Gazzetta di Modena Modena

Duello social coi ragazzi: Crepet infiamma Pavullo
22 Maggio 2022
i Daniele Montanari
Pavullo Ha fatto davvero faville l’incontro di Paolo Crepet con i ragazzi delle scuole andato in scena ieri mattina a Pavullo in un cinema gremito, nell’ambito del Festival della Giustizia Penale, offrendo tantissimi spunti di riflessione legati al faccia a faccia diretto, e molto franco, tra due modi di pensare spesso contrapposti.
L’importanza dell’occasione del resto era stata sottolineata già all’inizio, al momento dei saluti, dal sindaco Davide Venturelli, da Mirco Rapini del Lions Club Pavullo e dall’avvocato Guido Sola. Il tema era molto aperto e interessante: “Il fenomeno della devianza tra i giovanissimi”. E dialogando con l’avvocato Elena Lenzini, davanti a una platea di più di 400 giovanissimi (dalle superiori Cavazzi e Marconi, ma anche quattro classi terze delle medie), Crepet ha detto la sua, partendo dalle dipendenze dai social. «Voi tra facebook e dintorni con i vostri “like” siete parte di un gigantesco business pubblicitario, basato solo sul numero dei contatti, non su quello che dite» ha avvertito. «Ma come potete dire le vostre emozioni con un emoticon? Se siete liberi, rifiutate di rispondere così a un amico che vi chiede come state. Gli rispondete: “Ci vediamo al bar, e ti dico come sto”. È nell’incontro che si sviluppano le emozioni e le relazioni, la creatività stessa nasce dall’incontro, come diceva Steve Jobs». Poi la dipendenza da droghe e alcol: «Se i genitori vi danno soldi per andare a bere, è come se fossero dei pusher».
Ad accendere il dibattito poi il tema del vestire e del provocare: «Se un genitore non si interessa del fatto che la figlia posti sui social una foto in abiti provocanti, non fa il genitore, perché non si rende conto dei pericoli in cui si mette». E qui si è aperto un finimondo: «Io il mio corpo lo uso come voglio, e mi vesto come voglio – ha detto una ragazza – se poi un ragazzo non riesce a trattenersi è un problema suo». «Con questa logica noi ragazze veniamo già discriminate a scuola – ha detto un’altra – se un ragazzo può venire con pantaloni corti e canottiera, anch’io posso venire in scollo e pantaloncini o minigonna». «Ma sappi che io così non ti farei entrare a scuola» ha richiamato la preside del Marconi, Anna Fucile.
«Seguendo la tua logica –ha risposto alla ragazza Crepet – oggi che c’è caldo dovresti andare in giro in tanga. Ci sono parti del corpo intime, che devono restare tali. Ma voi avete ucciso l’intimità. Anch’io da giovane volevo essere trasgressivo, ma la trasgressione è uno stile, non una moda. Voi invece siete schiavi della moda. La trasgressione non è far vedere il sedere. Picasso non andava in giro in tanga ma in giacca e cravatta, eppure con il cubismo ha rivoluzionato l’arte del ’900. Mastroianni, che era un fior di seduttore, era un maestro di eleganza. Se non rispettate gli altri con il vostro modo di vestire, non potere pretendere poi di essere rispettati».
Sentitissimo anche il tema della “poltrona”: «Io fino ai 13 anni non avevo i social, ma adesso che ne ho 15 li uso sempre, sto sulla poltrona di camera mia e sto bene: è troppo meglio così» ha detto un altro ragazzo. «Il dramma è che ci sono genitori che si sentono anche tranquilli ad avere il figlio sulla poltrona – ha replicato Crepet – io invece te la venderei subito la tua poltrona. Se sei così a 15 anni, a 20 ti troverai con le piaghe da decubito. Ma come potete concepirvi in questo modo? Voi giovani dovete essere dei cacciatori di orizzonti, non sedentari votati alla paralisi. Tutto ciò che è comodo è stupido».
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