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Social: Rondani, telefoni spenti per 48 ore: «Urgente creare una riflessione»

Gazzetta di Parma
Social: Rondani, telefoni spenti per 48 ore: «Urgente creare una riflessione»
Soddisfatta la preside Ruvidi
di Anna Pinazzi
26 Maggio 2022,06:46
Telefoni spenti per 48 ore. Voi ce la fareste? I ragazzi del Rondani ci hanno provato, accettando la sfida lanciata dal lions club distretto 108 Tb in collaborazione con lions club Maria Luigia. Una sfida prima di tutto con se stessi, lo dice anche il nome: «Challenge4me».
A Parma, i ragazzi coinvolti sonno stati più di cento, sono gli studenti delle classi prime del Rondani. La preside Lucia Ruvidi ha subito accettato con entusiasmo di proporre la partecipazione ai suoi studenti: «Appena mi hanno proposto il progetto, ho capito che poteva essere una bella e significativa esperienza per loro - rivela -. La necessità di creare un momento di riflessione sul rapporto tra giovani e le tecnologie è quanto mai urgente». Secondo la preside «è importante non sottovalutare il numero sempre più crescente di dipendenza da social network - riprende -. Quindi questa collaborazione tra lions e scuola è una grande opportunità per aprire un dialogo con i ragazzi e avvicinarli a diverse riflessioni e ad una maggiore consapevolezza». Gli studenti che hanno aderito volontariamente alla sfida, hanno dovuto sigillare per 48 ore il proprio smartphone in un sacchetto ed è stato richiesto loro di compilare due questionari per contribuire al progetto di ricerca scientifica sperimentale curato dal prof Krzysztof Szadejko della fondazione Ceis onlus, volto ad esplorare sia «alcuni atteggiamenti nei confronti dello smartphone tra gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, che l’impatto dell’assenza del cellulare dal punto di vista psicologico».
Su questi aspetti si sofferma anche la dottoressa Lorenza Beltrami, presidente lions club Maria Luigia e psicologa, che ha subito aderito al progetto: «In questi ultimi due anni, a causa della pandemia e dei ripetuti lockdown, ci sono stati grandi problemi legati alla dipendenza da cellulare, soprattutto nei più giovani - spiega -, che hanno sostituito sempre di più la conoscenza dal vivo, alla conoscenza virtuale. Il tutto ha spesso generato dei veri e propri stati ansiosi e talvolta depressivi». L’esperienza di questi due anni di pandemia «ha comunque dimostrato l’utilità dei collegamenti online, ma è emerso in modo altrettanto evidente il rischio di isolamento, depressione e dipendenza» sottolinea ancora Eugenio Garavini, officer distrettuale lions che ha coordinato il team di Challenge4me. «Per cui - aggiunge Luca Cantoni, co-officer distrettuale - Challenge4me, senza voler demonizzare la tecnologia, vuole stimolare, tramite una concreta ma volontaria disconnessione, una riflessione critica sull’uso consapevole del virtuale, sui tempi e sui modi di utilizzo degli strumenti online».
Ma nella pratica come è andata? Come hanno reagito gli studenti partecipanti? «I ragazzi hanno preso con molto entusiasmo la proposta, un po’ come un gioco-sfida. Alcune classi hanno aderito quasi al 100%», risponde Enrica Baruffa, docente referente del progetto al Rondani. «Ho percepito che il successo, cioè la disconnessione per 48 ore, è stato raggiunto da chi ha avuto anche il sostegno della famiglia» nota la docente. Qualcuno ha ceduto prima del tempo: «Per alcuni la sfida è durata solo qualche ora, lo hanno ammesso - fa sapere la prof Baruffa -, ma per tutti è stato un momento di riflessione importante, preceduto da discussioni in classe che li ha visti molto coinvolti». I risultati dei questionari ancora non si conoscono, ma quel che è certo è che questa esperienza abbia permesso agli studenti del Rondani di alzare lo sguardo al di là degli schermi, e magari scoprire qualcosa in più degli altri e di loro stessi.
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