VOCE DI CARPI 27-05-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Tra politica e "autonomia" in fila sulla scala del potere
Autore: Magnanini Florio

La campagna per il vertice della Fondazione CR Carpi
Tra politica e "autonomia"
in fila sulla scala del potere
DI FLOM MAG NANI NI
Il caso ha voluto che l'uscita di questo numero di Voce mese coincidesse esattamente con il giorno dell'atteso voto del Consiglio di Indirizzo sul prossimo Presidente e sui componenti del prossimo Consiglio di Amministrazione della Fondazione CR Carpi. I tempi non permettono dunque l'analisi dell'esito del voto, ma della campagna elettorale - chiamiamola così - che l'ha preceduto, invece sì. Ed è su quanto è emerso, nella prospettiva di quello che si può considerare l'interesse cittadino, che conviene riflettere. La nota più netta, chiara e distinguibile che è emersa è stata la denuncia dell'assurdità di un meccanismo elettorale che fa dei Grandi Elettori che siedono nel Consiglio d'Indirizzo anche dei possibili eletti nel Consiglio di Amministrazione. Ë un paradosso che viene imputato alla "riforma introdotta nelle procedure di nomina nel 2006 dal più longevo dei presidenti di palazzo Brusati, Gian Fedele Ferrari - tre mandati, grazie alla nuova legge sulle Fondazioni che gli consentì di annullare il primo - ma che nessuno si è mai sognato di modificare: sia lo Statuto che il Regolamento per le nomine sono stati infatti approvati nella forma attuale nel 2019. Evidentemente, l'autoreferenzialità chiusa dell'Ente decretata da quella stagione "riformatrice funziona alla perfezione, tramandandosi di mandato in mandato. Tant'è che la lista arrivata per ultima, quella che candida Mario Arturo Ascari, avendo poco tempo a disposizione ha fatto ampio ricorso al meccanismo, indicando come candidati amministratori
quattro che siedono nel Consiglio di Indirizzo, così da garantirsi almeno quattro voti sicuri. Un secondo tema proposto con molta evidenza da un'intervista del candidato Giovanni Arletti ha riguardato i potenziali conflitti di interesse. Ne ha richiamati almeno tre: quello di un candidato socio con una propria azienda di Aimag, la multiutility della quale la Fondazione detiene il 7,5 per cento del pacchetto azionario; quello di un candidato la cui consorte lavora in Curia, ovvero presso uno degli enti che figurano fra i principali destinatari delle erogazioni di palazzo Brusati; e quelli di esponenti di associazioni di categoria, come Cna e Lapam, che figurano nella cabina di regia di Carpi Fashion System, altro beneficiario importante della Fondazione. Non si vive sulle nuvole e, in una realtà molto piccola come quella di Carpi, è normale che possano esservi sovrapposizioni di questo tipo. Il problema è attivare forme di controllo che funzionino: cosa che difficilmente può accadere con le "liste del Presidente" (o di un Consigliere di riferimento...) selezionate cioè sulla base della più assoluta uniformità e del conformismo. Ë la novità di questo voto: la sola lista che risulti una composizione di diverse istanze, per questo chiamata spregiativamente "politica", era quella di Roberto Cigarini, dove deve esserci stato un intenso lavorio per conciliare le aspettative dei Comuni, della Curia, del mondo del volontariato che vi ha larga rappresentanza, dando altresì un segnale di continuità con il principale progetto attivato dagli organi uscenti, che è quello dell'Università.
E qui si apre un terzo capitolo, che si è già avuto modo di richiamare: la direzione politica alla quale si contrappone la visione autonomistica, cara agli ambienti delle professioni e imprenditoriali vicini a Rotary e Lions che vivono malissimo l'accostamento di palazzo Brusati con i governi territoriali, rivendicandone la terzietà assoluta. Nel fuoco della polemica, poi sopita, che lo ha contrapposto al sindaco Alberto Bellelli, il Presidente uscente della Fondazione, Corrado Faglioni sintetizzò la questione in uno: "la Fondazione non può essere il bancomat dei Comuni". Quale delle due liste in campo interpretava meglio questa posizione? Non sarebbe difficile scegliere tra la lista Ascari, che aveva dentro cinque soci Lions su sette candidati, ben piazzati in gangli decisivi della vita cittadina; e la lista Arletti, che di affiliati a Lions e Rotary ne aveva appena due e aveva pescato soprattutto negli ambiti del sociale della cultura. Se si aggiunge che la lista Ascari, con Claudio Saraceni e Flavia Fiocchi, era entrata in discreta conflittualità con i Sindaci nei contatti preliminari, diventa naturale assegnare proprio a questo gruppo il ruolo di principale antagonista della lista "politica" e l'orgoglioso vessillo dell'autonomia, messo al centro di una sua intervista anche dal candidato Ascari. Ma, quando si tolga il

***

riferimento alle istituzioni, quando venga meno un ruolo collaborativo, non necessariamente appiattito su Comuni e Diocesi, ma in ogni caso di confronto e condivisione sulle materie più importanti, che cosa resta della famosa autonomia"? Che cosa diventa la rivendicazione puntigliosa delle terzietà dell'Ente, quando perfino Gian Fedele Ferrari, il più autonomo e meno condizionabile dei Presidenti, arrivò a pagare per il Comune la riselciatura dei corsi Fanti e Cabassi? Il dubbio è che nel migliore dei casi restino le scelte di consenso e prestigio fini a se stesse o fatte a beneficio di questo o quel pezzo della comunità cittadina, per le ragioni più varie. E questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, invece, è che dietro il paravento dell'autonomia si annidino logiche di scambio, di favori, di ricerca di obiettivi che a tutto possono portare, inclusi i conflitti di interesse, meno che a benefici per i territori. Ed è quello che invece l'ex sindaco Werther Cigarini definisce "notabilato". Quali sarebbero, comunque - e veniamo al quarto tema - i benefici dei territori? Bisognerebbe a questo punto parlare di programmi, ma si è visto poco, al riguardo, nelle ultime settimane. Sembra di capire che vi sia un trasversale, forte consenso cattolico intorno al tema dell'Hospice, snobbato dal vertice uscente della Fondazione. E una discreta condivisione del progetto Università, salvo qualche ripensamento circa l'entità dell'impegno finanziario. Nessuno ha avanzato riserve o nuove proposte su temi consolidati della Fondazione, per esempio sui Premi di Studio o sui criteri per le erogazioni al sociale o alla sanità. Per dire, insomma, che la differenza non la faranno i programmi, bensì le persone indicate non solo dal voto del 27 maggio, ma anche dagli otto avvicendamenti previsti per il Consiglio di Indirizzo da qui a fine anno.

***

***

#s#53 #t#1 #c#Modena#c#