REDACON.IT 28-05-2022

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Diga in Val d'Enza, un finanziamento 3,5 milioni di euro per lo studio di fattibilità. Addio al bacino Grisanti - RedaconRedacon

   
   
A distanza di trentacinque anni dal primo progetto, sospeso nel 1989, la realizzazione di una diga in Val d'Enza torna necessariamente d’attualità "per garantire acqua ed energia pulite ai terreni agricoli e alle famiglie di Reggio e Parma, eliminare pericoli di alluvioni a valle, creare un’oasi faunistica di grande valore ambientale e, non ultimo, portare lavoro e turismo tutto l’anno, assicurando un futuro ai paesi montani delle due province". Queste le parole degli organizzatori che, stamane, ne hanno discusso all’Aula Magna “Pietro Manodori” di UniMoRe a Reggio Emilia, nel corso di un convegno organizzato dal Lions Club Reggio Emilia Host “Città del Tricolore”, dal titolo “Quale invaso per la Val d’Enza?”. I relatori accolti dal presidente Vincenzo Aiello e coordinati dal giornalista Gianni Montanari, si sono confrontati sull’analisi dei bisogni del territorio e sulle migliori soluzioni da adottare.
L’intervento di Domenico Turazza
L’ingegner Andrea Colombo, dirigente dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, ha presentato gli esiti di uno studio, recentemente concluso, sviluppato dall’Autorità di Bacino insieme alla Regione Emilia Romagna, che ha approfondito gli scenari progettuali in continuità con i lavori del tavolo tecnico che era stato istituito dalla Regione a seguito delle situazioni di criticità verificatesi nel 2017. “L’Autorità di Bacino ha approfondito il bilancio idrico sull’asta fluviale per valutare l’attuale deficit idrico, che è stato individuato tra i 30 e 40 milioni di metri cubi di acqua annui, sia rispetto agli scenari degli anni passati e soprattutto in vista dei cambiamenti climatici futuri – ha spiegato l’ingegner Colombo – quindi sono stati individuati tutti i vari possibili scenari di intervento, a partire dalle azioni che si possono attuare fin da subito relative al risparmio, al riutilizzo e di razionalizzazione della risorsa idrica, fino ad interventi più complessi, come la realizzazione di invasi e il potenziamento delle opere già esistenti, come appunto Cerezzola che è stata recentemente finanziata, fino ad arrivare alla realizzazione di un invaso, stimato in 27 milioni di metri cubi, valutato sufficiente a garantire il deficit idrico esistente”.
“A seguito dello studio di fattibilità integrato - tecnico, ambientale ed economico - dell’invaso, realizzato dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, su sollecitazione informale della Regione Emilia Romagna, ha autorizzato la presentazione di una domanda di finanziamento per un progetto di fattibilità tecnico ed economico volto alla realizzazione di un invaso nel bacino del torrente Enza, finalizzato alla risoluzione del problema della carenza idrica della Val d’Enza, nelle province di Parma e Reggio Emilia – ha puntualizzato l’avvocato Domenico Turazza, direttore generale del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale –; a dicembre 2021 il nostro Consorzio ha sottoscritto un protocollo di intesa con il Consorzio della Bonifica Parmense per la collaborazione nella progettazione. Quindi è stata presentata la richiesta di finanziamento di circa 3,5 milioni di euro, a valere sulla Legge di Stabilità 2022. Il progetto preliminare dell’invaso, senza alcuna continuità con i precedenti progetti Grisanti e Marcello - l'invaso da oltre 100 milioni di metri cubi che si sarebbe dovuto realizzare a Vetto, del quale si è tornati a parlare con prepotenza dal 2016 e sul quale cala definitivamente la parola fine ndr - , andrà ad individuare le caratteristiche fondamentali (localizzazione, dimensioni, costo, rapporto costi/benefici, impatto ambientale, ecc.) di un invaso ad usi plurimi (irriguo, idropotabile, industriale, idroelettrico) al servizio delle provincie di Reggio Emilia e di Parma. Questa fase progettuale dovrà chiarire se sussistono le condizioni di sostenibilità economiche e ambientali per la realizzazione dell’opera”.
L’urgenza della realizzazione di un invaso è stata sostenuta con valide argomentazioni anche dall’ingegner Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni Idrauliche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia “specialmente in una prospettiva di rivalutazione dell’economia reale, i serbatoi montani e le casse di espansione nella gestione delle risorse idriche ed energetiche sono opere economicamente vantaggiose e compatibili con i requisiti di salvaguardia del pianeta, a scala locale e globale. Gli studi di fattibilità tecnica ed economica richiedono un confronto tra diverse visioni, alla luce di una cultura basata sulle evidenze e sull’uso critico dei modelli matematici di simulazione dei sistemi reali. La progettazione, la realizzazione e la gestione dei grandi serbatoi sono occasioni uniche di sviluppo tecnologico, che valorizzano settori dell’ingegneria civile e ambientale oggi molto attiva in campo scientifico”.
Tra le attività più colpite dal ripetersi di prolungati periodi di siccità l’intero ecosistema e in particolare le attività agricole, con evidenti ripercussioni sull’economia del territorio.
“L’acqua rappresenta un punto di forza o debolezza determinante per un territorio – ha spiegato Guglielmo Garagnani, vice presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – la produzione del Parmigiano Reggiano è possibile soltanto in questo territorio, tra le province di Reggio, Modena, Parma e Bologna. Pertanto il Consorzio segue con grande attenzione questa fase critica di cambiamenti climatici. L’acqua rappresenta un elemento importante per la produzione del nostro prodotto e la carenza di precipitazioni sta creando un impoverimento e una minor produzione qualitativa e quantitativa di prati stabili utili all’alimentazione del bestiame e, di conseguenza, alla produzione del Parmigiano Reggiano. Pertanto è assolutamente indispensabile provvedere a garantire la risorsa acqua in quantità e qualità, non solo per i territori della montagna, ma per tutta la filiera economica del territorio”.
Molti gli interventi da parte del numeroso pubblico presente in sala per una questione, la costruzione dell’invaso sul torrente Enza - non si parla più necessariamente solo di Vetto ndr - , che si trascina da molti anni e che i cambiamenti climatici ora stanno rendendo davvero indifferibile.
 
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