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Quando Malaparte esaltava Prato "Ma i percorsi turistici la ignorano" - Cronaca - lanazione.it

Quando Malaparte esaltava Prato "Ma i percorsi turistici la ignorano"
5 giu 2022
Quando Malaparte esaltava Prato "Ma i percorsi turistici la ignorano"
Da venerdì a oggi in città una cinquantina di delegazioni da tutto il mondo per il convegno Lions sulle Città murate. Pubblichiamo la relazione di apertura della giornata di ieri affidata a Walter Bernardi
5 giu 2022
walter bernardi*
Cronaca
Alcuni rappresentanti del Lions Club Prato Datini e alcuni. membri delle delegazioni presenti in città per il Congresso Città murate
Alcuni rappresentanti del Lions Club Prato Datini e alcuni. membri delle delegazioni presenti in città per il Congresso Città murate
di Walter Bernardi* "Città come me" è il titolo di uno dei racconti più belli di Malaparte, che bisognerebbe far leggere a tutti i ragazzi delle scuole pratesi. Mettendosi nei panni di Leonardo, Malaparte aveva immaginato di costruire una città ideale, finendo per accorgersi che esisteva già, era proprio la Prato dov’era nato. "Vorrei edificarla sul davanzale di una pianura, allo sbocco di una valle ventosa", aveva scritto. "Il fiume che farei scorrere per quella valle dovrebbe avere più del torrente che del fiume, e spumeggiar tra i sassi, precipitar di rupe in rupe, urtar mugghiando contro le rive scoscese, in una gola profonda, tra pareti a picco e montagne nere di selve". La gola era ovviamente quella della Madonna della Tosse, dove la "valle onde Bisenzio si dichina", per dirla con Dante, si ristringe a tal punto, tra i contrafforti della Calvana e Spazzavento, da produrre uno stretto corridoio dove c’è un continuo ricambio d’aria; per questo le mamme pratesi ci portavano i bambini sperando di guarirli dalla pertosse. Malaparte era però pratese "fino all’osso", ed ecco allora che la "gola" si trasformava come d’incanto in una "gora", e lui aveva lasciato detto ai pratesi (che l’avevano accontentato) di voler essere sepolto proprio lassù sullo Spazzavento, "per poter sputare nella gora fredda del tramontano". Proseguendo nella costruzione della sua Prato ideale, Malaparte aveva scritto di preferire che il fiume non entrasse in città, ma "scivolasse via lungo le mura rossastre". In città ci sarebbero però entrate le gore con l’acqua prelevata dal Bisenzio al Cavalciotto, generando un singolare contrasto di colori tra il nero degli scarti delle tintorie e il rosso delle mura medievali. Un altro fantastico contrasto di colori le gore lo avrebbero realizzato, per chi si fosse affacciato sulla Calvana, con la pianura, perché, viste dall’alto, "le strade ...
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