IL CENTONE 11-06-2022

Sezione: STAMPA NAZIONALE
Grazie vescovo Ernesto
Autore: Lazzarini Alberto

La sua grande testimonianza
Grazie vescovo Ernesto
Cordoglio e commozione, anche nel Centese, per la scomparsa di monsignor Ernesto Vecchi vescovo ausiliario emerito della Diocesi di Bologna. Anche noi del Centone lo ricordiamo con particolare affetto per le innumerevoli volte che venne a Cento e nel Vicariato a portare una parola di fede mai scontata, chiara, decisa, insieme ad una testimonianza di vita cristiana di grande spessore collegata all'apertura verso tutti senza che questo significhi perdita della nostra identità. Un conservatore? Non esattamente: piuttosto un sacerdote saldo nei principi e al tempo stesso consapevole che la Chiesa è in cammino e accoglie tutti. La sua è stata una pastorale del popolo, "luogo" da cui proveniva e non ne faceva mistero ricorrendo anche a frasi, aneddoti o battute in dialetto. Nato 86 anni fa a un tiro di schioppo da Cento (a San Matteo della Decima), aveva frequentato le scuole professionali "Taddia" per poi prendere la strada di Ferrara dove, in un'azienda chimica, lavorò come operaio. Ma ecco la Chiamata e la via sacerdotale. Infine la nomina a vescovo. Molti i ricordi; ecco una brevissima sintesi: nel 2015 in occasione del 50° del Lions tenne una lectio magistralis di un'ora sollecitando ad essere "cristiani consapevoli della propria fede". Spiegano l'enciclica, "Laudato si", affrontò il tema dell'ecologia in modo nuovo, al fianco di papa Francesco. E come lui sottolineò anche i danni del liberismo spinto che, disse, "non ha risolto il problema della disuguaglianza ma ha invece alimentato la cultura dello scarto". Famose, poi, le sue "filippiche" contro "Lobby gay,
matrimonio gay e utero in affitto". Grande fu la sua vicinanza a monsignor Salvatore Baviera e ad Olinda Tamburini della quale celebrò le esequie: "donna forte, testimone di Cristo a servizio del bene comune. Aveva un cuore grande e generoso". Personalmente lo ricordo anche al bel convegno del Don Zucchini sull'Osservatore Romano nel 2013, poi con l'Ucsi (i giornalisti cattolici) a Montovolo in più occasioni (fu anche delegato regionale per le comunicazioni sociali) dove sottolineò la necessità per i giornalisti di trasformare la notizia in messaggio e dunque in strumento di evangelizzazione contribuendo `All'edificazione del bene comune". Secondo questi principi deve quindi muoversi anche l'Ucsi "operando fra le gente e con la gente e seguendo così le esortazioni di papa Francesco ad uscire dalle sacrestie per portare ovunque la testimonianza cristiana". E ancora nel 2018 intervenne al Convegno Rotary alla Fondazione Golinelli sempre sui temi dell'informazione "il cui declino può e deve essere arginato ponendo in atto un processo di "infoetica" e occorre quindi "educare alla verità", alla buona notizia, al discernimento". Pochi mesi fa, infine, lo incontrammo a Bologna per i 50 anni di Avvenire dove osservò che nella società contemporanea "contano più le emozioni che i fatti" ma la storia del quotidiano cattolico ci dimostra che la strada da seguire è quella della verità ("non quella secondo cui ognuno si fa la sua") e dunque i mezzi di informazione hanno un ruolo fondamentale: "servono a profetizzare".
Alberto Lazzarini

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