SECOLO XIX LA SPEZIA 06-12-2022

Sezione: LIGURIA
Fatti in carcere i gadget per il congresso Cgil
Autore: Coggio Sondra

I DETENUTI DI VILLA ANDREINO LAVORANO PELLE, CARTONE E RICICLANO ANCHE LA PLASTICA

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Commissionati a Liberart borse e zainetti dei delegati sindacali. II segretario Comiti: «Abbiamo voluto dare un segno»
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Alcuni gadget realizzati dai detenuti del carcere di Villa Andreino nell'ambito del progetto Liberart Sondra Coggin / LASPEzIA
Nove anni fa, il gruppo di "azione non violenta" della Spezia, coordinato da Giancarlo Saccani, ha promosso un progetto di formazione, Liberart, nello spazio laboratoriale interno al carcere della città. Un impegno doppiamente utile, per offrire una occasione di socialità a chi è ristretto in cella, ma al tempo stesso insegnare come confezionare oggetti in pelle, in cuoio, in cartonato o anche con materiale di scarto. Sono nati e nascono così moltissimi pezzi unici, proposti in occasione di fiere e di eventi, oltre che alla bottega equo solidale della Spezia. In vista del proprio congresso, quest'anno, la Cgil della Spezia ha deciso di commissionare a Liberart le borse e gli zainetti che verranno dati a delegati sindacali. Un gesto simbolico ma anche concreto. «Abbiamo visitato il carcere ed il laboratorio e conosciuto i suoi partecipanti — spiega il segretario della Cgil spezzina, Luca Comiti - abbiamo trovato un'atmosfera di collaborazione reciproca e abbiamo voluto dare un segno». Pelletteria, legatoria, cartotecnica. Saccani, Moira Franza e Rosalba Martone sono i formatori, affiancati periodicamente da volontari. «Realizziamo oggetti in cuoio e pelle — spiegano — insegniamo le tecniche di rilegatura artigianale ed il concetto di riciclo. Gli striscioni pubblicitari dismessi, in "pvc", vengono trasformati in capienti borse». Il fine, rilevano, è quello di «offrire ai
detenuti uno spazio e un tempo in cui sperimentare modalità di relazioni costruttive e solidali». La stessa formazione professionale punta a «favorire il senso di responsabilità e etica del lavoro». C'è ascolto, c'è condivisione. Il lavoro di gruppo è «fondato sui valori di inclusione, valorizzazione della persona, dialogo». È una scuola di vita, basata sulla gestione nonviolenta del conflitto. «Nel lavoro e nella vita di relazione — spiega Saccani - si sperimenta la tecnica del consenso, per assumere decisionie soddisfare le aspettative di ognuno. Si contribuisce a combattere l'isolamento che vive il mondo del carcere rispetto al resto della città». Attualmente sono dodici i beneficiari del progetto, fi
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nanziato con 1'8 per mille delle chiese Valdese e Metodista, quest'ultima in qualità di capofila. Collabora la Diaconia Valdese. E non sono mancati, nel tempo, contributi mirati, ad esempio dal Lions. La casa circondariale è diretta da Maria Cristina Bigi. La responsabile delle relazioni esterne è Licia Vanni. La struttura detentiva offre ai ristretti la possibilità di studiare, in sinergia con il Cpia, retto da Andrea Minghi. E una sede aperta alle attività di rete. Con il Comune della Spezia, Isforcoop e Mondo Nuovo Caritas, sono in atto anche progetti che permettono uscite di lavoro nelle manutenzioni del verde. Arci, invece, poiché ci sono molti detenuti giovanissimi, ha attivato nel tempo anche corsi da dj, con rap, hip hop e redazione radiofonica, e di spray-art. Sono tutti apporti che contribuiscono al recupero personale e sociale. —
= RIPROOL/IONF RISE NVA'A

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