CORRIERE ROMAGNA FORLI'-CESENA 08-06-2023

Sezione: EMILIA ROMAGNA
"Nessuna si salva da sola", sul palco testimoni di violenza
Autore: Galeotti Sofia

"Nessuna si salva da sola", sul palco testimoni di violenza
FORLÌ SOFIA GALEOTII
Donne che hanno subito violenza fisica e psicologica si salvano grazie alla loro forza e al teatro. Questa sera alle 21 alla Fabbrica delle Candele andrà in scena lo spettacolo "Nessuna si salva da sola. Le fiaccolate servono solo a chi vende candele", presentato da Lions Club Forlì Host, con la scrittura teatrale e la regia di Stefania Polidori e la consulenza psicologica e idea di Caterina Rondelli. «Mi è stata data l'opportunità di creare qualcosa di nuovo — commenta Caterina Rondelli — per parlare in termini teatrali, voglio sottolineare l'importanza del chiedere aiuto e che tutto il pubblico può essere protagonista. Si tratta di uno spettacolo che dipinge, anche letteralmente con l'aiuto di una pittrice, Caterina Zoli, il disagio delle donne. Verrà trasferita con il pennello la violenza. Sarà come aprire la finestra e gridare al fuoco. Tutti accorrono. Tutto il pubblico partecipa. Quando si parla di questo tema è come far riferimento a un tunnel di cui vedi la fine ma non ci arrivi mai. Il potere del teatro è quello di esorcizzare e anche se ancora l'esito dello spettacolo è ignoto, sono contenta che questo percorso abbia aiutato molte persone». Durante la serata ci saranno molti interventi tra cui quelli di uomini maltrattanti e di donne che hanno subito la violenza in prima persona, sulla propria pelle e mente: Irene Merlo e Grazia Biondi. Un senso di incomprensione che strappa la voce, sensi di colpa e il momento della ricostruzione, sono i sentimenti ed emozioni che queste donne si portano dentro. «È stato il mio cane — racconta Irene Merlo — a salvarmi dalle grinfia del mio compagno, quel giorno non scodinzolava e mi indicava la via di fuga. Dovevo andarmene altrimenti prima o poi mi avrebbe tolto la vita. Il primo mese dalla fuga sono rimasta in silenzio, solo dopo ho chiamato un numero antiviolenza e raccontato tutto a mia madre. Avevo paura di far vedere che non ero felice. Il percorso verso la ricostruzione è lungo e tortuoso e spesso si ha bisogno dell'aiuto di medici. All'inizio mi irrigidivo se fuori, mentre ero a cena con amici, vedevo un comportamento strano e che mi richiamava il passato. Ma con il teatro sono migliorata, ho eliminato i paletti del contatto fisico e del tono alto di voce che ora mi spaventano meno. Esistono anche persone buone». Si può essere soli anche in mezzo a tante persone. «Non mi sarei mai immaginata— parla Grazia Biondi — di essere vittima di violenza psicologica e fisica. Una donna che come me è sempre stata inserita nel mondo del lavoro maschile e che ha alle spalle annidi studio. Dopo la prima denuncia, la paura di non essere creduta era impensabile. Invece arrivarono le parole che incolpavano me donna, chiedendo cosa avessi fatto per subire quello. Una giustizia che non sta dalla parte delle donne. Solo vuoto attorno a me. La scrittura e il teatro mi hanno salvata. Ho imparato a metabolizzare molte cose del mio passato ma ancora non riesco a impararlo a memoria per raccontarlo. Voglio sottolineare che spesso la violenza non lascia segni visibili ma colpisce la mente, da dentro. Non ci si deve vergognare ad aver incontrato la persona sbagliata. Purtroppo però nel mondo di oggi, gli organi competenti non aiutano nel modo corretto lasciando le vittime abbandonate a se stesse, portandole a diventare carnefici di se stesse, e dove tutti sono pronti a dare consigli solo da manuale>»>.

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II gruppo dello spettacolo "Nessuna si salva da sola"

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