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06-09-2023
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BOZZA 20 anni di Dormitorio Re di Girgenti. Carla Soprani: "Questo luogo è una ricchezza per tutta la comunità di Ravenna"
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BOZZA 20 anni di Dormitorio Re di Girgenti. Carla Soprani: “Questo luogo è una ricchezza per tutta la comunità di Ravenna”
di Redazione - 06 Settembre 2023 - 19:29
5 min
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“Sarò in grado di farcela?” Era questa la domanda che frullava nella mente di Carla, la prima sera in cui venne aperta la porta del Dormitorio per senza fissa dimora di Via Mangagnina, nel Borgo San Rocco a Ravenna. Era l’8 febbraio 2003. Con lei c’era anche un altro volontario, Francesco Morra. Entrambi si chiedevano “Cosa si aspettano queste persone da noi? Ce la faremo?”. Il primo ospite accolto nella struttura fu un macedone. La sera successiva arrivarono anche due italiani. Poi bussarono dei Senegalesi. Giorno dopo giorno, quella Casa in Via Mangagnina è diventata un punto di riferimento importante per migliaia di persone, in cerca di aiuto.
Carla Soprani è una signora minuta, piccola di statura. E’ la presidente del Dormitorio e volontaria storica del Comitato cittadino anti-droga. Per gli ospiti di Via Mangagnina lei è “Mamma Carla”. A guardarla sembra impossibile che riesca a tenere testa a tutti, e invece le basta uno sguardo per ristabilire l’ordine e far rispettare le regole. Potrebbe essere la protagonista di un romanzo sociale, uscito dalla penna di Dickens o di Zola. E’ il cuore e l’anima della struttura, che dirige da due decenni assieme a operatori e volontari.
“20anni sono un bel traguardo e avevamo pensato di festeggiarli con un’iniziativa a maggio, ma poi è arrivata l’alluvione e negli stessi giorni, il 22 maggio, è morto mio marito Gianremo (Bassini, vicepresidente del dormitorio e volontario storico del Comitato cittadino anti-droga) e quindi abbiamo deciso di rinviare. Salvo nuovi imprevisti, vorremmo fissare una data tra la fine di ottobre e la metà di novembre. Sarà un’occasione per ringraziare tutta la città e le persone che in questi anni sono state vicine al dormitorio” spiega.
Carla, che è anche la memoria storica del Re di Girgenti, ricorda quei primi mesi: “All’inizio era un semplice dormitorio, con 21 posti letto. Le persone entravano dalle 18.30 e uscivano la mattina dopo entro le 8.45. La sera gli preparavamo la cena, che era sempre un piatto di pasta”.
Diario del Dormitorio
Quando Re di Girgenti, una struttura per persone a bassa soglia, venne aperto, non tutti i residenti della zona ne furono contenti. “Ricordo uno striscione che venne appeso su una cancellata: c’era scritto “Attenti al padrone” e raffigurata la sagoma di una figura con un’arma. Ma poi, con il passare del tempo, i rapporti sono molto cambiati, in meglio – assicura Carla -. Posso dire che siamo andati per gradi e che abbiamo cercato di lavorare sia all’interno, con le persone che ospitavamo, che all’esterno della struttura, con chi aveva delle perplessità. Forse all’inizio non a tutti era chiaro che un dormitorio significa sicurezza, perché offre accoglienza a chi altrimenti passerebbe la notte per strada”.
“Noi, come Comitato Cittadino Antidroga di Ravenna, venivamo da esperienze dell’Unità di strada. Il nostro spirito d’accoglienza era nato là, poi il Comune di Ravenna e il Consorzio dei servizi sociali ci chiesero di gestire un dormitorio per senza fissa dimora a Ravenna. All’inizio partimmo assieme al CEIS e la Saman di Sant’Alberto, poi con il passare degli anni è subentrato il Gruppo Arcobaleno di Russi. Ma dal 2004 siamo rimasti solo noi del Comitato” racconta Carla.
“20anni non sono un giorno, e abbiamo potuto contare sulla collaborazione di tanti operatori, tanti volontari e di tante realtà che hanno dato una mano. Anche oggi, sebbene in numero inferiore ad un tempo, abbiamo tante persone che collaborano con noi” assicura Carla, che po sottolinea: “qui tutti gli ospiti della struttura, soprattutto quelli che non hanno alcuna occupazione, partecipano in maniera attiva come volontari facendosi carico delle pulizie, della preparazione della cena e della manutenzione dello stabile. Ognuno è invitato a fare qualcosa, in modo tale da dare una mano e rendersi utili”.
Parlando degli ospiti del dormitorio, che vanno dai 18 anni agli over 60, Carla sottolinea che, rispetto al 2003, le cose sono molto diverse: “In percentuale oggi abbiamo più italiani che stranieri. Nei primi anni, le persone che accoglievamo restavano con noi quattro o cinque mesi, poi trovavano lavoro e quindi un posto in cui vivere in autonomia. A partire dal 2018 abbiamo registrato un cambiamento che negli ultimi anni è in continuo peggioramento: trovare lavoro e un posto da chiamare casa è un’impresa, quindi la durate della permanenza qui raddoppia e triplica. Alcuni sono ragazzi davvero in gamba, che sono riusciti a trovare un lavoro, ma a cui nessuno vuol dare un posto dove vivere, neppure in coabitazione. Questo capita in particolari modo ai ragazzi stranieri”.
Carla sottolinea anche altre tipologie di ospite: “abbiamo anche delle persone gravemente malate, che sono qui da noi in appoggio, in attesa di essere sottoposte ad un intervento; altri sono seguiti dal Centro di Salute Mentale. Abbiamo tre posti letto destinati a donne, sempre occupati. E poi c’è chi ha dovuto affrontare problemi di alcol o droga. Noi accogliamo tutti. C’è il filtro che viene fatto dai Servizi Sociali, che assegnano il posto letto a chi fa domanda e abbiamo anche gli ingressi in emergenza, il sabato e la domenica”.
Quante persone avete accolto in questi 20 anni? A questa domanda Carla si mette a ridere. “Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di prendere la calcolatrice e di fare la somma! Ma lo farò, abbiamo i numeri anno per anno. Sicuramente sono state migliaia di persone”.
Con il passare degli anni i servizi offerti da Re di Girgenti sono aumentati: “Abbiamo le docce e il servizio lavanderia. C’è il libero accesso, per chiunque abbia bisogno, per ricevere una sportina per cena, da consumare a casa propria. A luglio abbiamo distribuito 970 cene. Da qui mai nessuno se ne va a mani vuote, senza niente, perché qualcosa lo riusciamo sempre a dare”.
Carla, con affetto, racconta di padri di famiglia che passano là, per chiedere un aiuto da mettere a tavola. Abbiamo messo dei giochi, nel giardino all’esterno, così i bambini possono anche divertirsi, mentre noi prepariamo le sportina. Poi c’è anche il pacco alimenti, che viene consegnato una sola volta a settimana, alle famiglie segnalate dai Servizi.
Tutte le persone che attraversano quella porta hanno un passato o un presente difficile. “Con tutte si crea un legame. Con alcune un po’ più forte, e spesso capita che, superato il moneto di crisi, a distanza di anni passano qui per un saluto”. Ho avuto un bellissimo rapporto con tutti. In pochi mi hanno fatta arrabbiare, anche perché abbiamo sempre cercato di capire la loro situazione. Ciascuno ha una storia tutta sua, senza lavoro, senza casa, e qui deve cercare di ricostruire la propria identità, per poi riprendere il cammino e andare avanti”.
“Per me è un punto di arrivo della città, con le sue ombre e i suoi spazi di sole. Tutti noi, operatori e volontari, abbiamo sempre cercato di fare del nostro meglio, perchè la città è anche di chi è in difficoltà e crediamo che un luogo come questo sia una ricchezza per la comunità di Ravenna.
“In questi 20 anni, tante realtà ci sono state vicine. Sia i Rotary club che i lions club, tante associazioni del terzo settore. Solo per fare un esempio, quando ho qualche difficoltà di comunicazione con un ospite che arriva dal continente africano mi basta fare una telefonata a Chars Tchameni dell’Associazione Terzo Mondo e lui arriva subito. Ci aiutano anche tante realtà della grande distribuzione, che ci donano prodotti prossimi alla scadenza. Questa è una grande ricchezza per tutta la città, perchè chi ha bisogno sa che qua può sempre venire, la nostra porta è sempre aperta”.
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