LA VERITA' 24-02-2023

Sezione: GIUSTIZIA-NORMATIVA
Pd e M5s schierano le loro virostar per boicottare l'inchiesta sul Covid - Giallorossi pronti a insabbiare l'inchiesta sulla pandemia con l'aiuto delle virostar
Autore: Borgonovo Francesco

Pd e M5s schierano le loro virostar
per boicottare l'inchiesta sul Covid
di FRANCESCO BORGONOVO
¦ La verità sulla gestione del Covid non s'ha da dire. Che siano in tanti a spingere per far cadere nell'oblio i tre anni e passa di delirio sanitario è abbastanza evidente già sul piano empirico. Nel dibattito
pubblico si parla d'altro, si tende a liquidare tutto come roba vecchia, al massimo - quando si cita la pandemia - è per dire che ancora provoca conseguenze negative e non bisogna abbassare la guardia. Altrove, in Europa e nel mondo, sono state fatte indagini più o meno approfondite, ci sono stati addirittura politici che - pubblicamente - hanno condannato gli errori compiuti nel corso dell'emergenza. Qui da noi nulla di tutto questo è ancora avvenuto. Anzi, siamo sottoposti alla spinta contrarla: tutto deve essere silenziato, rimosso, sepolto. Se fino all'altro giorno si trattava per lo più di una sensazione negativa, adesso abbiamo (...)
Giallorossi pronti a insabbiare Finch esta sulla pandemia con I!aìuto delle virostar
Pd e M5s all'assalto della commissione non ancora nata. Per sabotarla schierano i loro pasdaran, chiamati a dire che investigare è un errore
(...) le prove del tentativo deliberato di insabbiamento. Queste prove stanno nel verbale della riunione della commissione Affari sociali che si è tenuta martedì sotto la presidenza di Ugo Cappellacci. In discussione c'era l'istituzione della «Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid 19». Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, su iniziativa di Fratelli d'Italia (e dopo la presentazione di altre proposte da parte di Lega e Italia Viva) è finalmente iniziato l'iter che porterà alla creazione di questo strumento di indagine parlamentare sulla pandemia. Uno strumento che, attualmente, è l'unico disponibile per far luce su quanto accaduto nell'era della psicosi sanitaria. Ebbene, a quanto risulta c'è qualcuno che la commissione d'inchiesta
proprio non vuole farla partire. E lo dice chiaramente, con sprezzo del ridicolo e dell'intelligenza degli elettori.
I FATTI Ecco i fatti. Durante la riunione della commissione Affari sociali prende la parola Nino Stampo, eletto alla Camera in quota Partito democratico. Cid che egli dichiara è stupefacente. Secondo l'esponente dem, «non è avvenuto, in nessun Paese democratico, che un Parlamento istituisse una Commissione d'inchiesta con il compito di indagare sull'operato del governo nella gestione di una fase come quella pandemica,
una fase talmente complessa da mettere a dura prova la tenuta del sistema, nella quale le istituzioni e la politica nel suo complesso sono state chiamate a compiti tanto alti da risultare al di sopra delle loro forze». Capito? A parere di Stumpo già è strano che si voglia indagare sulla gestione della pandemia perché, a suo dire, nessuno in Occidente lo ha fatto. E questo è soltanto l'inizio dell'intervento: quello che arriva dopo è ancora più incredibile. Per prima cosa, Stumpo prova a cancellare con un colpo di spugna le magagne che hanno riguardato l'acquisto di mascherine, e in cui evidentemente il suo partito è notevolmente coinvolto, basti ricordare quanto accaduto nel Lazio sotto Ia presidenza di Nicola Zingaretti (l'acquisto di dispositivi di protezione far
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locchi che ha prodotto un'indagine della Corte dei conti per un possibile danno erariale da n milioni di euro). Dice Stumpo che riguardo alla «modalità di approvvigionamento delle mascherine o dei prodotti di sanificazione, la scelta di compiere determinati acquisti nella fase iniziale della pandemia è stata necessitata dall'impellenza assoluta di reperire tali prodotti e dalla loro totale indisponibilità sul territorio nazionale, depauperato da scelte politiche decennali che, in omaggio alla logica del solo profitto, avevano favorito enormi processi di delocalizzazione produttiva, anche di beni di prima necessità come quelli sanitari». Strepitoso: se sono state comprate mascherine inutilizzabili è colpa delle delocalizzazioni compiute nei decenni passati. Come se la parte politica a cui Stumpo appartiene non avesse alcuna responsabilità nella deindustrializzazione dell'Italia.. Per quanto queste frasi possano risultare allucinanti, bisogna ammetterlo, è persino comprensibile che un parlamentare del Pd cerchi di sviare l'attenzione da un problema che coinvolgerebbe direttamente alcuni suoi importanti compagni di partito. Dopo tutto, levarsi in un lampo la coda di paglia non è facile. Stumpo, tuttavia, non si è limitato alla (pur debole) autodifesa. Non pago, egli è passato all'attacco. A suo dire è «inaccettabile che le istituzioni rappresentative vengano utilizzate a fini propagandistici, rivendicativi, come una clava da abbattere contro l'avversario politico di turno, e ritiene arbitrario il voler focalizzare l'oggetto dell'inchiesta sul solo livello nazionale, trascurando il fatto che in quella fase fu l'intero sistema di governo del paese, dall'esecutivo nazionale alla singola azienda sanitaria locale, a fronteggiare la situazione emergenziale, condividendo onori e oneri». Ed ecco l'apice dell'arroganza: nella fase conclusiva del suo intervento, Stumpo dà il meglio di sé. «Mi domando», rampogna, «se veramente valga la pena di procedere nel senso di istituire una Commissione di inchiesta. [...1 Sarebbe un grave errore - che sarebbe il caso di non aggiungere a quelli eventualmente commessi in passato - che la maggioranza decida di insistere in un comportamento che denota un'interpretazione partigiana delle responsabilità istituzionali». Cristallino: l'esponente del. Pd non vuole che la Commissione d'inchiesta si faccia e arriva al punto di annunciare che «il suo gruppo è pronto, con le altre forze di opposizione che lo riterranno, a battersi per evitare che vengano prodotti danni peggiori, e soprattutto per assicurarsi che l'inchiesta sia estesa al comportamento che in quella fase fu tenuto da tutti i livelli di governo del Paese». Quindi non soltanto i dem vorrebbero - ripetiamolo: anche comprensibilmente - evitare che la commissione si faccia. Ma di fronte al (per loro) pericolo concreto che venga comunque istituita, ne annunciano pubblicamente il sabotaggio politico. «Dalle prime avvisaglie risulta evidente che la sinistra non voglia che si apra questa commissione d'inchiesta», dice Galeazzo Bignami, viceministro di Fratelli d'Italia, principale promotore dell'indagine. «Il che sorprende visto che hanno sempre dichiarato di aver operato in maniera efficiente e in piena trasparenza. Se davvero avessero intenzione di agire così non cercherebbero di ostacolare la commissione. A tale proposito basterebbe ricordare le parole del presidente della Repubblica, pronunciate nel 2020 quando omaggiò le vittime del Covid a Bergamo. In quell'occasione il presidente disse che bisognava condurre una rigorasa analisi di quanta avvenuto perché non si ripetesse. Per altro in tutta Europa ci sono inchieste sulla pandemia, proprio per verificare che cosa sia accaduto nei vari sistemi di preparazione e risposta a livello nazionale». Il piano per la guerriglia parlamentare è già pronto, e prevede la collaborazione di
truppe d'assalto. Per capire di che cosa si stia parlando esattamente dobbiamo chiarire un paio di dettagli tecnici. Attualmente, la Commissione d'inchiesta non è ancora stata istituita: è in corso l'iter parlamentare che condurrà alla sua formazione. Di questo percorso si discute all'interno della commissione Affari sociali, ed è esattamente lì che il Pd cerca di intervenire. I dem, infatti hanno presentato richiesta di svolgere «audizioni in merito all'istituzione della commissione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid 19». In buona sostanza, il Pd ha fornito un elenco di nomi di persone che dovrebbero essere convocate dalla commissione Affari sociali affinché possano dire la loro sull'istituzione di una commissione di inchiesta. Si tratta di esperti (veri o presunti) a cui verrà chiesto - in soldoni - se sia o meno opportuno indagare sulla gestione del Covid.
I COMPLICI E sapete chi sono questi esperti? Ecco alcuni dei nomi: Fausto Baldanti responsabile del laboratorio di virologia molecolare della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia; Massimo Galli, professore ordinario di malattie infettive presso l'Università Statale di Milano e direttore della Scuola di specializzazione in malattie infettive presso l'Ospedale Luigi Sacco di Milano; Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità; Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici; Daniela Minerva, direttore responsabile del mensile Live. Stare bene secondo la scienza; Eugenia Tognotti, professore ordinario di Storia della medicina e Sanità pubblica. Come vedete si tratta di alcune delle virostar più in vista e di alcuni dei più feroci castigatori di no vax in circolazione. E a costoro che il Pd intende chiedere se sia opportuno o meno realizzare una commissione di inchiesta sul Covid. Per altro, alcuni di costoro (che intervengono attivamente sui giornali) si sono già esposti dichiarandosi assolutamente contrari a qualsivoglia indagine.

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Ai nomi presentati dal Pd si aggiungono quelli forniti dai 5 stelle, i quali sono evidentemente intenzionati a reggere il gioco ai dem, anche perché sono almeno altrettanto coinvolti nel pasticcio sanitario. Tra le personalità che i pentastellati chiedono di audire ci sono il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro; il solito Franco Locatelli; Nicola Magrini in arrivo da Aifa; Nino Cartabellotta della fondazione Gimbe e il direttore dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito. Interrogare tutti questi personaggi sulla pandemia avrebbe molto senso: verrebbero chiamati a rendere conto di ciò che hanno detto e fatto negli ultimi anni. Ma Pd e 5 stelle non li hanno scelti per sentirli nel corso dell'indagine. Al contrario, vogliono convocarli per rallentare l'iter di istituzione della commissione d'inchiesta. A quanto risulta li considerano «amici», e sono convinti che si presenteranno in Aula per dichiarare che i precedenti governi hanno gestito tutto alla perfezione e non servono ulteriori indagini. È la grande eredità della scuola Speranza: prima fai il danno, poi dedicati con tutte le forze a nascondere le tracce. E se non ci riesci, getta fango nel ventilatore e sabbia negli ingranaggi. Il metodo ha funzionato per oltre tre anni, ora è il momento di disinnescarlo.
IMPUNITO Roberto Speranza, già ministro
COMPAGNI A destra, l'ex ministro delle Salute, Roberto Speranza [Getty] A sinistra. il professor Massimo Galli Sotto, da sinistra in senso orario, l'ex direttore Aifa, Nicola Magrini, il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro e Franco Locatelli (Css) [Ansa]

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