LA VERITA' 24-02-2023

Sezione: GIUSTIZIA-NORMATIVA
Indagine sui soldi dei Benetton blitz della Finanza al ministero - «Pedaggi d'oro per opere fantasma» Blitz della Gdf in Aspi e al ministero
Autore: Amadori Giacomo

L'IPOTESI: TRUFFA AGGRAVATA AI DANNI DELLO STATO
INDAGINE SUI SOLDI
DEI
BLITZ DELLA FINANZAAL
BENETTON
MINIS'iERO
Roma accende il faro su presunti guadagni illeciti di Aspi: acquisiti documenti al dicastero delle Infrastrutture La società avrebbe fatto incetta di milioni di fondi per opere mai realizzate, utilizzandoli per ripianare i debiti
di GIACOMO AMADORI
¦ Il soffitto di cristallo che per cinque anni ha tenuto separate le responsabilità penali per il crollo del ponte Morandi dal gruppo Benetton potrebbe essere sul punto di crollare. Infatti adesso c'è chi sta cercando di capire sei dividendi che gli imprenditori trevigiani si sono spartiti mentre la rete autostradale cadeva a pezzi fossero legittimi. Da qualche mese la Procura di Roma e la Guardia di finanza hanno avviato
un'inchiesta che punta ad analizzare vent'anni di incassi miliardari derivanti dai pedaggi. Per questo, nelle scorse settimane, le Fiamme gialle si sono presentate negli uffici romani di Auto strade per l'Italia (sino aI 2022 controllata dai Benetton attraverso la holding Atlantia) e del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims, già Mit) per acquisire la documentazione necessaria a dare una risposta al quesito sugli utili. L'anno scorso la Procura di Roma ha aperto il fascicolo 27174 ipotizzando
GLI AFFARI DELLE AUTO SThADE
«Pedaggi d'oro per opere fantasma»
Blitz della Gdf in Aspi e al dinistero
Inchiesta della Procura di Roma sugli extraprofitti incassati dai Benetton dietro la promessa mancata di realizzare infrastrutture in tutt'Italia. I finanzieri a caccia del collegamento con la strage del Morandi
fijilone d'indagine scaturito dall'esposto di comitati cittadini Al centro delle veri, fiche una convenzione che risale a12002
i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di peculato. Un procedimento che potrebbe, come abbiamo scritto a settembre, far luce sulle possibili cause «remote» della tragedia che ha causato 43 vittime la mattina del 14 agosto 2018. A innescare le indagini è stato l'esposto presentato dagli avvocati Raffaele Caruso, Andrea Ganzer, Andrea Mortara e Ruggiero Cafari Pani
Un capitolo della denuncia riguarda i rapporti tra iigruppo imprenditoriale e la politica, ritenuta succube degli industriali
co, docente esperto di diritto comunitario, per conto di una serie di comitati di cittadini e associazioni di categoria. Il titolare del fascicolo è il pm Fabrizio Tucci che fa parte del pool per i reati della pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore Franco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Ielo. Le indagini sono state delegate dal pm al Nucleo provinciale di polizia economico-finanziaria, i cui
uomini, a metà dicembre, si sono presentati negli uffici di Aspi e in quelli della direzio
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ne generale per le strade e autostrade del vecchio Mit. Inizialmente ad Autostrade si sono riservati di consegnare in un secondo tempo parte della documentazione e durante il mese di gennaio l'invio è stato completato. Nei giorni scorsi gli specialisti del gruppo Tutela spesa pubblica sezione anticorruzione della Gdf hanno iniziato a studiare le carte, ma per completare l'esame occorreranno diverse settimane se non mesi.
UNA VECCHIA STORIA Come abbiamo scritto a settembre il peccato originale è la cosiddetta quarta convenzione aggiuntiva AnasAutostrade del 23 dicembre 2002, assorbita in una legge del 2004. Ebbene quella norma prevedeva incrementi nei pedaggi che andavano ad aggiungersi alla tariffa forfettaria a chilometro introdotta nella prima convenzione del 1997 e propedeutica alla privatizzazione della rete autostradale. Quella riconosciuta nel 2004 era una seconda quota di pedaggio destinata a finanziare nuove infrastrutture: nove svincoli, la terza corsia del Grande raccordo anulare, la quarta della Milano-Bergamo, la Lainate-Como-Grandate, la terza corsia della Rimini nord-Pedaso. Ma l'opera più importante e costosa era la bretella Rivarolo-Voltri a Genova, progetto successivamente ribattezzato con il nome di Gronda di Ponente. Un passante del costo di 1,8 miliardi di euro, che vent'anni dopo non è (ancora) stato realizzato. Complessivamente si trattava di opere del valore di 4,7 miliardi. E secondo gli avvocati quei progetti, rimasti lettera morta, avrebbero rappresentato «la base di calcolo per l'individuazione della tariffa autostradale che lo Stato permette al concessionario di applicare».
CREDITI E DEBITI Ma se le infrastrutture, come detto, non sono mai state realizzate, i fondi destinati a esse sarebbero comunque stati incassati e sarebbero serviti a ripianare il debito da 8 miliardi che la Edizioni holding Spa, la cassaforte dei Benetton, aveva contratto per acquisire, con l'aiuto delle banche, il 53,8 per cento delle
azioni di Aspi a un prezzo considerato all'epoca elevato. Una scalata che il gruppo tessile lanciò con la nuova convenzione in tasca e la consapevolezza di poter contare su una ulteriore cospicua fetta di pedaggi degli automobilisti (si tratta per questo di denaro pubblico, il cui sperpero ha portato a ipotizzare il peculato). Un esempio di imprenditoria senza rischio d'impresa o per dirla alla maniera della City un tipico caso di leveraged buyout. di acquisto a debito, un passivo che grava sulla società acquistata e non sulle persone e sui beni di chi compra. Infatti, secondo gli esponenti, gli utili sarebbero serviti a coprire le rate dei mutui accesi per effettuare l'opa. Anche perché la nuova componente tariffaria non ha sostituito quella base e ha permesso di creare un secondo serbatoio sempre alimentato dai pedaggi, ma scollegato dai lavori eseguiti e dai costi di servizio. Nell'esposto si legge che il margine di utile, al netto degli investimenti effettivamente sostenuti e grazie ai ped. 3 «gonfiati» con la promessa realizzare opere mai costruite, potrebbe aver raggiunto il 25 per cento annuo, mentre secondo le norme europee per le concessioni pubbliche, quel margine non potrebbe superare i17 per cento. Nelle società che gestiscono concessioni pubbliche esistono due filiere di documenti: una é la contabilità ordinaria, il cui documento chiave è il bilancio, l'altra è quella che riguarda più specificamente il rapporta tra lo Stato e il concessionario. E qui è fondamentale il piano economico finanziario. Il recente blitz delle Fiamme gialle negli uffici del Mims e di Aspi probabilmente consentirà di analizzare tali piani rimasti fino a oggi sconosciuti all'opinione pubblica e persino alla politica.
«FUORI LE CARTES Come si legge nei due ordini di esibizione firmati dal pm Tticci e visionati dalla Verità si chiede agli uffici presieduti da Matteo Salvini e ad Aspi «tutta la documentazione relativa ai criteri seguiti per gli adeguamenti tariffari richiesti al ministero per finanziare i lavori dei tratti autostradali gestiti». Tra le opere in questione viene citata «la realizzazione della Bretella Voltri-Rivarolo», la cui costruzione, secondo gli esponenti, era già inclusa nella tariffa «flat» del 1997. I1 dicastero di Porta Pia, all'epoca a guida dem, nomina l'opera in un documento del 2014 per perorare in Europa la proroga della concessione ai Benetton. Gli investigatori sono andati anche alla ricerca della «rendicontazione relativa alla quota parte degli incrementi tariffari destinati agli investimenti», delle «scritture contabili (partitari, libro giornale ecc.) relative al periodo di interesse» e della «rendicontazione contabile delle somme ricevute» dal dicastero dalla società Autostrade per l'Italia. Quindi i pm vogliono capire come sia stata «costruita» la nuova fetta di pedaggio destinata agli investimenti, quanto di quella torta sia stata effettivamente indirizzata verso gli originari obiettivi e se e quanti soldi siano stati restituiti al ministero per le opere non realizzate. Ovviamente dovranno verificare anche quanti soldi siano entrati in cassa grazie alla «sovracompensazione tariffaria». Poi occorrerà accertare se i Benetton abbiano usato per pagare le azioni di Aspi e aumentare i dividendi le cospicue risorse provenienti dai pedaggi e destinate a opere incompiute. Magari mentre diminuivano gli investimenti per le manutenzioni, che si sono rivelati drammaticamente insufficienti. Già nel procedimento genovese la Guardia di finanza aveva evidenziato la crescita dei dividendi a fronte di un calo significativo delle spese per la messa in sicurezza di ponti e strade. La nuova inchiesta dovrà certificare se tra le cause del crollo del Morandi si possano inserire anche gli extraprofitti.
GLI AFFARI DI FAMIGLIA C'è infine il capitolo sui «costanti rapporti» tra la schiatta imprenditoriale di Ponzano veneto e la politica. Politica che, se i fatti denunciati venissero confermati, per gli esponenti «risulterebbe essere stata totalmente inadeguata» e persino «debole (per non dire succube) nei confronti del gruppo Benetton». Per questo i quattro le
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gall domandano alla Procura come sia stato possibile protrarre per anni un sistema «che avrebbe innalzato la remunerazione del concessionario con le modalità citate e ridotto i presidi di sicurezza e di servizio pubblico» e invitano i pm, per individuare eventuali complicità, a «esplorare» il «ruolo decisivo» svolto dai dirigenti del ministero. Adesso le carte sono squadernate sulle scrivanie dei finanzieri e presto sapremo se qualcuno si sia arricchito ben oltre il consentito e sulla pelle delle persone.
RIRRoou7IOME RISERVATA
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UOMO FORTE Giovanni Castellucci, ex ad di Aspi llmagoeconomica]

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