STAMPA 24-02-2023

Sezione: GIUSTIZIA-NORMATIVA
Intervista a Johannes Hahn - "La Ue non farà altro debito comune ora una tassa sugli sprechi alimentari"
Autore: Bresolin Marco

L'INTERVISTA
Johannes Hahn "La Ue non fara altro debito comune ora una tassa sugli sprechi alimentari"
Il commissario al Rilancio: "Servono imposte per guidare il comportamento dei consumatori"
MARCO BRESOLIN INVIATO A BRUXEI J.FS
ono ben consa// pevole del fatto`C che, attraverso\ \ l'emissione di debito comune, Paesi come l'Italia beneficerebbero di prestiti a condizioni migliori rispetto a quelle offerte dai mercati, ma si tratta di un qualcosa che non possiamo fornire all'infinito. Ci sono dei limiti». Johannes Hahn sta gestendo in prima persona il maxi-piano di emissioni di bond della Commissione europea per finanziare i progetti del Next Generation EU («quest'anno raccoglieremo sui mercati circa 170 miliardi di euro») e a luglio avvierà la revisione del bilancio pluriennale dell'Ue per provare a dare più risorse a quei capitoli di spesa che ora sono considerati prioritari. «Ma non possiamo superare il tetto massimo previsto, dunque non possiamo emettere nuovo debito». Il commissario al bilancio, di nazionalità austriaca, sta al contrario cercando nuove entrate per finanziare i fondi del Recovery. E parlando con un gruppo di media europei, tra cui "La Stampa", anticipa le proposte che potrebbero arrivare a settembre: «Un prelievo sugli sprechi alimentari oppure sui rifiuti elettrici». Perché volete colpire questi due settori? «Abbiamo già presentato le proposte relative all'Ets (lo scambio delle quote di emissioni, ndr) e al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (la cosiddetta Carbon Tax, ndr), entrambi i dossier sono in fase avanzata. Ma non bastano. A settembre faremo una proposta che induderà l'imposta sulle società e ci sarà anche qualcosa per guidare il comportamento dei consumatori. Tra le idee c'è
quella di introdurre un prelievo sugli sprechi alimentari oppure sui rifiuti elettrici. Si tratta di questioni che hanno un grande impatto ambientale». Quanti soldi puntate a raccogliere? «Tra Ets, meccanismo sul carbonio e imposta sulle società siamo sui 15 miliardi l'anno, ma da qui bisogna togliere le risorse per il fondo sociale che sono circa 7 miliardi. Ne restano dunque 8 e per colmare il gap ci servono ulteriori 12-15 miliardi l'anno». A luglio è in arrivo la revisione del bilancio settennale dell'Ue. Le nuove sfide da affrontare sono tante: i soldi basteranno? «Sarà un riesame, ma non un'ampia revisione. Abbiamo molte nuove sfide, penso alla competitività dell'industria, all'immigrazione, ma anche al terremoto in Siria e Turchia. Non sarà facile perché la flessibilità è limitata, idem le risorse: per finanziare le nuove sfide dovremo prendere i soldi da un'altra parte. Il tetto massimo di spesa non può essere alzato, anche perché per farlo serve la ratifica dei parlamenti nazionali: una cosa che non si fa nel giro di pochi giorni, ma richiede uno-due anni. Arriveremmo alla fine del ciclo di bilancio e quindi non mi pare abbia molto senso». Il debito comune può essere emesso non solo tramite il bilancio, ma anche attraverso altri strumenti, come le garanzie nazionali: è una strada percorribile? «Se ascoltiamo con attenzione l'attuale dibattito in Europa, credo sia impossibile fare ulteriore debito comune. Tutti gli attori dicono che ora bisogna focalizzarsi sull'attuazione dei piani nazionali». Al momento ci sono ancora 225 miliardi di prestiti inutilizzati del Next Generation
Eu e non tutti gli Stati sono interessati: i Paesi come l'Italia che hanno già esaurito la loro quota possono sperare in una ridistribuzione? «Abbiamo chiesto a tutti i governi di indicarci entro fine marzo la loro intenzione di richiedere quei prestiti. Nel caso in cui non esaurissimo l'intera somma, gli altri potrebbero chiederne di ulteriori. Ma realisticamente credo che non sarà così. Penso che l'intera quota andrà esaurita». I fondi del Next Generation Eu andranno spesi entro il 2026, ma diversi governi temono di non farcela e premono per una proroga: è fattibile? «Ricordo che già lo scorso anno i soliti sospetti mi avevano chiesto la possibilità di estendere questa scadenza, ma questo strumento era stato creato per fornire una risposta immediata allo choc economico provocato dalla pandemia. In ogni caso siamo all'inizio del 2023 e credo sia prematuro parlarne adesso. Ora bisogna focalizzarsi sull'implementazione dei piani. C'è anche chi ha chiesto di estendere ulteriormente il periodo di spesa peri fondi di coesione, portandolo da tre a quattro anni oltre la scadenza di bilancio. Ma quando ho iniziato a occuparmi di questi fondi, tredici anni fa, il periodo di estensione era di due anni. L'allora presidente della Commissione Barroso aveva deciso di portarlo a tre come misura temporanea. Ora da temporanea è diventata praticamente definitiva, ma estenderla a quattro anni no». L'Italia ha proposto di spostare sotto l'ombrello della coesione i progetti del Pnrr che non sarà in grado di completare entro il 2026, in modo da guadagnare tre anni grazie alla diversa tempisti
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ca prevista peri fondi strutturali, e la Commissione ha detto che si può fare: le sembra una mossa giusta? «È una questione a due facce. Quando abbiamo creato il Piano Junker, molti Paesi avevano spostato progetti dai fondi strutturali a questo piano perché c'erano condizioni più favorevoli. E più di recente altri Paesi hanno spostato progetti dai fondi strutturali al Recovery. Adesso c'è chi vuole riportare i progetti del Pnrr verso la coesione per guadagnare tempo... Ripeto: l'importante è focalizzarsi sull'implementazione dei piani perché le cose da fare sono molte». —
Ridistribuire i prestiti residui del Recovery? Difficile Credo che gli Stati esauriranno tutta la quota disponibile
Quest'anno raccoglieremo 170 miliardi sui mercati per finanziare il Next Gen EU
Johannes Hahn, austriaco del Partito Popolare, è commissario europeo perla programmazione finanziaria e il bilancio

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