REPUBBLICA 24-02-2023

Sezione: GIUSTIZIA-NORMATIVA
Intervista a Mario Tinari - "È una giustizia che salva i potenti hanno mia figlia sulla coscienza"
Autore: c.z.

Intervista a Mario Tinari, padre di una delle vittime
"È una giustizia che salva i potenti hanno mia figlia sulla coscienza"
C'è stata una catena di errori, uno dietro l'altro. Bastava spezzare anche un solo anello e tutti i ventinove adesso sarebbero in vita
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dal nostro inviato
PESCARA — Mario Tinari ha 70 anni e dice che il dolore, con il tempo, non si stempera, non si fa ricordo. «Dopo sei anni capisci che è tutto vero e tua figlia, la tua unica figlia, non c'è più. Mi manca ogni ora». Con quale spirito era arrivato in quest'aula di tribunale? «Pieno di speranza, pronto ad affidare la mia vita, la vita interrotta di mia figlia, alla giustizia». E come ne viene via? «Devastato. Non credo più a nulla, dico agli italiani di non credere a questa giustizia. Politica, ingiusta». Come può provare a spiegare una sentenza così lontana dalle richieste della procura? «Con la lettura dei fatti: hanno risparmiato un prefetto, un presidente di Provincia, due ex sindaci, l'apparato di potere locale». Si pub anche pensare che non siano state raccolte sufficienti prove sulla loro colpevolezza. «Era tutto così chiaro, bastava guardare. Rigopiano è stata una catena di errori, uno dietro l'altro. Bastava spezzare un anello e i nostri ragazzi si sarebbero salvati. Tutti e ventinove». Proviamo a rimettere insieme gli anelli della catena. «Il giorno prima mia figlia, Jessica, e il fidanzato Marco erano arrivati in hotel tardi, per ultimi. La strada si era riempita di neve. In tv, fin da
domenica, i presidenti di Regione e Provincia avevano promesso che la provinciale sarebbe stata spazzata ventiquattr'ore al giorno. Invece, la ditta in appalto ha smesso di pulire nel tardo pomeriggio di martedì 17 e non si è più vista. Ecco la catena: i soccorsi partiti in ritardo perché in Prefettura non hanno creduto all'allarme, il Comune di Farindola che non aveva mezzi e che aveva, sì, fatto chiudere le scuole, ma non l'Hotel di Rigopiano. Attirava persone da tutta Europa. E poi nessun piano per le emergenze». Chi era Jessica, sua figlia? «Una ragazza semplice e piena di vita. Faceva l'estetista e si era fidanzata con Marco all'età di 15 anni. Era il loro nono anniversario. Avrebbero dovuto festeggiarlo i13 febbraio, ma avevano così tanti impegni che hanno deciso di anticipare. Marco, pilota di Ryanair, aveva un corso di comando, Jessica un colloquio per un nuovo lavoro». C'era neve forte, martedì 17. «Sì, era venuta anche da noi, a Vasto, una città di mare. Ho chiesto a Jessica di informarsi con l'albergo. Le dissero che era tutto tranquillo, al massimo avrebbero dovuto mettere le catene nell'ultimo tratto». Lei che disse? «Di non partire, di spostare la data, anche se avevano versato una caparra. Jessica mi guardo: "Papà, se c'è un po' di avventura è tutto più bello". Ci fidavamo di quella coppia, erano assennati». Mercoledì 18 dovevano tornare. «Li aspettavamo alle sei di sera. Alle 14 avevano fatto tutti il check out. Anche il padrone della struttura si era convinto: neve e terremoto. Hanno trovato le valigie in fila all'uscita». Cosa ricorda di quelle ore? «La scritta in sovrimpressione durante un telegiornale della sera: "Slavina a Rigopiano". Credo che Jessica e Marco non abbiano sofferto, la valanga li ha sorpresi che erano sotto una veranda. C'erano andati per mettersi al sicuro dalle scosse di
terremoto». — C.Z. o111P[ODUZION[ [IS[[V[T[
t Deluso Mario Tinari, papà di Jessica morta a 24 anni assieme al fidanzato Marco Tanda: la coppia era nel resort di Farindola per festeggiare i9 anni di fidanzamento

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